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Hollywood scrive una pagina di storia

Sulla prime pagine dei giornali americani oggi ci sono le emozioni di tutta una minoranza etnica che nessuno ha espresso meglio del pianto dirotto di Halle Berry

Oscar

26.03.2002 - Autore: Luisa Manenti
\"Tre candidati di colore agli Oscar che non fanno notizia questo sarebbe un vero cambiamento!\" aveva dichiarato un corrucciato Denzel Washington a poche ore della fatidica premiazione. Ma oggi l\'orgoglio prevale sulla polemica razziale e nella intervista ufficiale alla stampa preferisce sottolineare che l\'Academy ha premiato il suo professionismo resistendo ad aggressive campagne multimilionarie. Anche la pepatissima Whoopi non vuole sentire parlare di colore della pelle, e quando afferma \"stanotte siamo tutti neri!\", allude al fango di una competizione particolarmente sgradevole: i \"Cattivi\" ufficiali sono quelli delle Major (20 Century Fox, Miramax ecc), i \"Buoni\" sono i 5739 membri dell\'Academy che non si sono lasciati influenzare e che nell\' Oscar a sceneggiatore e regista di A Beautiful Mind hanno chiarito che la magia del cinema e autonoma dalle pesantezze della cronaca e della storia .   Ma sulla prime pagine dei giornali americani oggi ci sono le emozioni di tutta una minoranza etnica che nessuno ha espresso meglio del pianto dirotto di Halle Berry, una \" ragazza limpida che ti guarda negli occhi e capisci cosa pensa\", come ha detto di lei Roberto Schaeffer direttore della fotografia del film che le ha dato l\'Oscar. Negli occhi sinceri di Halle si leggeva la sorpresa di un popolo che uguale nei diritti e per la legge, ancora non si sente uguale nella vita reale: e questa cosa è vera a partire dalle biografie di questi attori, che spesso, come nel caso di Halle, vengono da infanzie e famiglie difficili, e che portano nel loro accento dolce e cantilenante le memorie del ghetto dove sono cresciuti. Accento inglese impeccabile quello di Sidney Poitier, nobile figura di patriarca capace di guidare la sua tribù dall\'altra parte del guado, che ha lasciato al suo anziano amico e produttore \"bianco\" il compito di ricordare i tempi non troppo lontani in cui nel cinema non si potevano dare parti importanti alle persone di colore perché in alcuni stati d\'America le scene con i neri venivano tagliate. Ma da oggi l\'industria del cinema, che ha grande senso pratico, si è segnata sulla sua agenda che un nero come protagonista può portare a casa l\'Oscar. E che Hollywood è capace anche di premiare chi scappa da Hollywood come Robert Redford che con il suo Sundance è il più importante punto di riferimento per il cinema indipendente, che supporta anche attraverso un intelligente canale televisivo. E se nel dopo - Oscar si sono sentiti pochi commenti sui vestiti delle signore, bisogna ringraziare gli elettori dell\'Academy spesso tacciati di superficialità. Ad una deliziosa parigina di maniera e ad una scintillante Boheme in guepiere, hanno preferito temi drammatici come la schizofrenia di uno scienziato, l\'alzheimer di uno scrittore (Iris), la guerra in Bosnia (No man\'s land). Dispiace che Baz Luhrman regista di Moulin Rouge, abbia tratto da queste premiazioni una conclusione sbagliata: \"Ho gia in mente il prossimo film\", ha dichiarato con nonchalance \"e sarà completamente diverso da Moulin Rouge. Quella è una esperienza chiusa\"