NOTIZIE

Gli anni 60 come specchio della societa'

Un legame indissolubile con la realtà sociale del paese letta in chiave ironica, comica e grottesca.

Gassman

21.12.2000 - Autore: Luca Perotti
A cavallo tra gli anni cinquanta e i sessanta inizia a delinearsi in Italia quel genere che, a differenza del Neorealismo (dopoguerra), conserverà una collocazione primaria nel panorama cinematografico del nostro paese per molti anni. La commedia allitaliana nasce e si sviluppa lungo un tracciato spettacolare che continua ad includere in sé la lezione del Neorealismo. Un legame indissolubile con la realtà sociale del paese, ma, la riflessione che ne consegue, è disincantata, a volte filtrata attraverso il bozzettismo, puntualmente pervasa dallaspetto ironico, comico e grottesco. Già negli anni cinquanta Luigi Comencini con Pane, amore e fantasia e Pane amore e gelosia inaugurò la Commedia paesana in cui Neorealismo e tradizione popolaresca trovavano un punto dincontro. Tra i parametri costitutivi della commedia allitaliana vi è il costante ricorso agli schemi narrativi di derivazione popolare tipici del Romanzo dappendice, da cui assorbe anche il linguaggio e di cui si serve per unincisiva analisi nel tessuto della vita italiana trasferendo tuttavia il tono sul versante satirico-umoristico. Un tono altrettanto efficace che è quello delle crude descrizioni Rosselliniane, più adatte ai gusti di un pubblico che stava subendo un cambiamento economico e sociale che da lì a poco sarebbe coinciso con il periodo del boom. E unoperazione delicata selezionare titoli e autori che rappresentino adeguatamente un genere che è parte integrante della nostra cultura artistica. Accennare a Mario Monicelli, per esempio, ci permette, ricordando I soliti ignoti e Larmata Brancaleone, di precisare brevemente due direzioni intraprese dalla comicità nostrana ma che contribuiscono in egual modo a quella ricerca didentità a cui lItalia sembrava dedita. Da una parte una commedia vivace e demistificatoria che, per mezzo di accenti farseschi, metteva in luce aspetti eloquenti della società italiana e segnava anche il criterio del nostro modo di fare commedia, caratterizzato da una chiusura spesso amara e paradossale. Con LArmata Brancaleone si risale alle origini medievali, con minori agganci diretti alla realtà contemporanea, al fine di accentuare lelemento grottesco rifacendosi più direttamente alla tradizione della Commedia dellArte. Uno spirito arguto contraddistingue Pietro Germi che, con Divorzio allitaliana e Sedotta e abbandonata, rintraccia con sarcasmo i risvolti della rispettabilità borghese e le ipocrisie della vita di provincia. Dino Risi ne Il sorpasso disegna con esattezza un momento di passaggio cruciale della nostra società, e, ne I mostri, riesce a denunciare, quasi ad inchiodare, con graffiante cattiveria rivestita di umorismo, gli anfratti reconditi della personalità dellitaliano medio. Ma sarebbe errato citare solamente i registi di un cinema che deve il suo lustro anche agli sceneggiatori come Age, Scarpelli, Suso Cecchi Damico, solo per citarne alcuni, creatori di perfetti congegni narrativi susseguentemente esaltati dallabilità di attori indimenticabili come Vittorio Gassmann, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni e da uno stuolo impareggiabile di caratteristi. Concludiamo questa breve panoramica ricordando Totò. Egli costituì sin dagli esordi fino alla sua morte (1967) una figura trasversale nel cinema italiano, mai abbastanza compresa e apprezzata se non molti anni dopo la sua scomparsa. La figura più significativa di un cinema autenticamente popolare, plebeo, capace di assorbire nella propria arte attorica tutte le caratteristiche accennate finora, per poi riversarle integralmente in un tipo di cinema, la cui necessità egli aveva già per certi versi intuito e anticipato.  
FILM E PERSONE