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Fotogrammi di cioccolata

Quando il grande schermo e la cioccolata si fondono e fanno la storia del cinema.

Cioccolato e cinema

10.10.2012 - Autore: La redazione
“Non lasciare che ti confondano. Niente è mai troppo dolce nella vita”. Lo diceva John Travolta, angelo goloso nella commedia Michael di Nora Ephron (1996). La potenza della cioccolata non ha mai smesso di puntare al grande schermo, lasciando quasi sempre il segno. Non è un caso che nel momento in cui le sinapsi si mettono in moto richiamando alla memoria l'incontro perfetto tra cinema e cioccolato, si pensa subito a immagini che ormai sono diventate classiche: da Johnny Depp i cui battiti di cuore vanno avanti grazie alla cioccolata di Juliette Binoche, a Gene Wilder con il suo abito viola circondato da bambini in un paradiso di dolciumi. Un legame tra due elementi potentissimi che si è stretto molto tempo fa in una bizzarra connessione con Hollywood. Ai tempi dei film in bianco e nero, infatti, le troupe ricorrevano allo sciroppo di cioccolato per rappresentare il sangue. Lo abbiamo visto nella scena madre del capolavoro di Alfred Hitchock: il sangue della doccia di Psycho (1960) non era altro che il buon vecchio Bosco Chocolate Syrup.

Non è raro che registi e produttori vogliano affidarsi al cibo come strumento ipnotico nelle loro storie da milioni di dollari. La parentesi culinaria non si batte mai, riesce a conquistare perfino l'ultimo spettatore seduto in fondo al loggione ed entrato a film iniziato. La cioccolata è più potente, e per questo anche pericolosa: bisogna stare attenti che la sua forza non si porti via l'intero film suscitando più interesse di quanto lo spettatori provi per i personaggi. A volte rischia perfino di contagiare la carriera di un attore: sono bastati due film a Johnny Depp per essere eletto a re del cioccolato. Una pellicola sentimentale   plurinominata agli Oscar (Chocolat, 2000)  e la favola dark diretta da Tim Burton chiamato dalla Warner Bros. per realizzare una nuova versione de La fabbrica di cioccolato (2005), tratto dal romanzo di Roald Dahl che già era stato adattato nel 1971 nel classico con Gene Wilder nei panni di Willy Wonka. "La cioccolata rappresenta l'idea di cambiamento - ha affermato Depp -  ciò che ti permette di andare oltre ai confini della tua vita ordinaria indirizzato verso la ricerca del piacere. Il piacere di una vita vera".

Superato l'Atlantico e tornati nel Vecchio Continente ci si imbatte in pellicole deliziose come Emotivi anonimi (2010), storia d'amore al gusto di cioccolato co-prodotta da Francia e Belgio. Naturalmente c'è anche il franchise tutto italiano di Lezioni di cioccolato (2007), affidato in parte al potere della Perugina in parte alla simpatia di Luca Argentero che sogna di farne una trilogia.   


Nell'ultima stagione cinematografica la cioccolata è entrata anche nello sviluppo narrativo dei blockbuster hollywoodiani. E' stato Will Smith a mostrarne la funzione paranormale in Men in Black 3, dove lo si vedeva vagare per New York con una grande voglia di latte al cioccolato: si scopriva che era una reazione chimica a un paradosso temporale. E che dire invece di Emma Stone nei panni di Gwen Stacy? La fidanzatina dell'Uomo Ragno, prima di andare a dormire, veniva colta dal desiderio di latte e cacao in The Amazing Spider-Man (2012).


Forrest Gump (1994) ne ha fatto una pietra miliare spiegando che "la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita". Il sulfureo Al Pacino, invece, ha paragonato l'amore "a una grande scorpacciata di cioccolato" ne L'avvocato del diavolo (1997). La più sincera e indimenticabile dichiarazione d'amore, però, viene proprio dal genio di John Belushi che non esitava a esclamare: “Quello che mi fa andare avanti sono solo le ciambelle al cioccolato”.

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