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Fobie americane

David Fincher propone con Panic Room la sua personale visione della paranoia.

panic room

19.04.2002 - Autore: Ludovica Rampoldi
E il sentimento che minaccia lAmerica e il mondo dallundici settembre: la paura, il panico, il terrore. David Fincher, che già con Fight Club aveva dato uninterpretazione originale del sentimento del tempo, propone con Panic Room, da venerdì nelle sale, la sua personale visione della paranoia. Un film molto atteso, anche per il biglietto da visita con cui si presenta in Europa: 74 milioni di dollari in tre settimane, critica plaudente, pubblico entusiasta. Una regia magistrale, un uso sofisticato della macchina da presa: la tensione e la claustrofobia attanagliano anche lo spettatore più distratto. Lintensa interpretazione di Jodie Foster arricchisce poi un film che anche in Italia si candida al primo posto della classifica.   Tra le uscite interessanti di questa settimana segnaliamo anche Lora di religione di Marco Bellocchio, unico film italiano in corsa a Cannes. Quella di Bellocchio è una riflessione originale sullateismo e sulla validità della morale cattolica ambientato in una Roma popolata da figure gaglioffe e ciniche. Difficile smentire il protagonista Sergio Castellitto, fermamente ateo, dopo aver visto Amen, il nuovo film di Costa-Gavras: il regista greco illustra con coraggio e durezza la complicità del Vaticano ai crimini nazisti, raccontando la storia parallela di un soldato delle SS e di un giovane gesuita che lottano per gridare a un mondo sordo lesistenza dei campi di sterminio.   Atmosfera sicuramente più rilassata in Showtime, una commedia a metà tra il poliziesco e la real tv: una formula non del tutto nuova, con Eddie Murphy negli immancabili panni del poliziotto burlone e Robert De Niro a fargli da contro altare. E forse legittimo chiederci in base a cosa DeNiro scelga le sue ultime interpretazioni?   DallAustralia, terra di conquista del lungimirante Procacci, continuano ad arrivare pellicole interessanti come Lantana, un giallo psicologico che andando oltre la struttura del genere, regala personaggi interessanti e una delicata riflesssione sullincomunicabilità.   Strana ma riuscita commistione tra teatro e cinema è invece Tosca di Benoit Jacquot: lesperimento funziona perché il regista non si limita a trasporre lopera di Puccini sul grande schermo, ma la reinventa creando qualcosa di molto diverso dai consueti adattamenti cinematografici. Sempre dalla Francia arriva Rue de Plaisirs di Patrice Leconte, ambientato in un bordello a cavallo fra gli anni Quaranta. A dispetto del titolo e dellambientazione, Leconte non rinuncia al suo romanticismo, proponendo una storia a metà fra la favola e il melò. Chi sperasse di vedere Letitia Casta senza veli, dovrà attendere la prossima occasione.