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Festa di Roma, incontro con Tom Hanks: "Che schifezza l’America di Donald Trump"

Il premio alla carriera, il racconto dell’America trumpiana e molto altro nell’incontro di oggi riservato alla stampa

Tom Hanks

Tom Hanks

13.10.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Tom Hanks è uno di quegli attori che nel rapporto con la stampa non vogliono essere presi troppo sul serio. E mentre è a Roma per ricevere un premio alla carriera, glielo consegnerà l'attrice Claudia Cardinale, non ci sta calarsi nei panni del teologo che riguardando il suo passato riesce a estrapolare concetti vasti e sempreverdi. No; i giornalisti Hanks li intrattiene con una sicurezza da mestierante. Durante l’incontro, solo ogni tanto l’attore americano è riuscito a farsi più serio nei toni e a parlare per esempio dell’America di Trump, dell’Italia, dove è stato di recente per girare e presentare Inferno e di quel modo di lavorare molto tipico di un grande autore come Clint Eastwood
 
Qui a Roma riceverà un premio importante; ma se riguarda indietro alla sua carriera cosa pensa?
 
Penso che sia meglio non guardare mai indietro perché il passato potrebbe avere la meglio. Davvero, ho visto i miei film e non sono cambiati da quando li ho visti per la prima volta. Ma a voler trovare un punto in comune, una chiave per il successo, credo che esso stia in una cosa come la longevità. Devi essere abbastanza bravo da continuare a lavorare e a fare l’arte che ti piace. 

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Hanks, noi guardiamo all’America e non capiamo cosa stia accadendo nella sua politica. Ce lo spiega? 
 
Una schifezza così non l’abbiamo mai vista. Ogni quattro anni decidiamo chi sarà il nostro leader, ogni volta abbiamo paura del futuro e siamo proprio ad un incrocio. Eppure candidati repubblicani discutibili ce ne sono stati in passato ma mai una schifezza così.
 
Come sceglie un film? Si è pentito di qualche no?
 
Non mi sono mai sentito stupido per no. Faccio decisioni istintive, scelgo qualcosa del personaggio che mi piace subito. É facile dire sì e il difficile è dire no. Se dici sì ti danno dei soldi, baci delle belle ragazze, giri a Dubai, o lavori con un regista che ti piace. Dire sì è facile ma se c’è qualcosa con cui non sei connesso del film allora devi dire no. 
 
Alla conferenza stampa di Inferno ha detto: ‘L’ignoranza è la peggiore piaga’, in che senso?
 
L’ignoranza non solo politica, ma è qualcosa che può essere venduta ovunque. Io sono un attore ma anche uno che si interessa di Storia e quando l’ignoranza ha prevalso in passato non sono successe delle belle cose. Al contrario come disse qualcuno ‘La libertà ci rende liberi’; ed è vero. 
 
Pochi ruoli da cattivo come mai?
 
É vero; perché non mi piace fare il villano classico. Nei film in genere i villani sono archetipici ma a me piacciono ruoli diversi dove ci siano molte più sfumature. 
 
Lei viene definito come l’ultimo grande erede di una tradizione americana che va da James Stewart in avanti. La possiamo definire quella dei grandi ruoli morali. Si riconosce in questa visione?
 
Non c’entra la morale, ho lavorato quattro volte con Steven Spielberg e se ci ripenso, come  per il lavoro che ho fatto in Salvate il soldato Ryan, credo che non mi interessasse affatto la morale del personaggio . Alla fine del giorno non prendo decisioni sui film in base alla morale che trasmettono.  
 
Da nonno cosa fa con il suoi nipoti?
 
Non sanno cosa fa il nonno nella vita, (scherza ndr). Stiamo insieme e coloriamo e io gli dico che sono un grande personalità e loro non ci credono. 
 
Ha mai avuto paura di rimanere intrappolato in un personaggio?
 
Non voglio ripetermi e non voglio fare Forrest Gump 8. In realtà anche Sofia Loren era sempre Sofia Loren in tutti i film. Non per questo era meno grande. 
 
Lei è produttore e attore; le differenze tra i due mestieri?
 
Essere un attore vuol dir che non devi fare e spiegare nulla. Non devi fare telefonate, pregare la gente e di solito ti portano dei sandwich. Quando sei produttore devi chiamare e pregare qualcuno di fare qualcosa che non vuole fare. Credo che il segreto del fare il produttore sia contornarsi di persone che sanno fare il loro lavoro. Che sono abili in questo. Ricordiamo che per fare Cast Away come produttore ci ho messo sei anni. 
 
C’è un artista italiano con cui vorrebbe lavorare?
 
Credo Roberto Benigni. 
 
Com’è lavorare con Clint Eastwood?
 
Clint ha fatto i film più sofisticati di sempre. Sul set è uno che ti lascia fare. É atipico. Non dice ‘action’ o ‘stop’ o ‘rolling’ (fa l’imitazione della voce di Eastwood ndr). Fa solo segno con il dito per dire ‘rolling’. Ma la sua troupe lo conosce da vent’anni non ha problemi. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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