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Fahrenheit 11/9 e la distruzione della democrazia, Michael Moore paragona Trump a Hitler

Il nuovo film del regista è un campanello di allarme per il popolo americano. Le prime recensioni da Toronto

07.09.2018 - Autore: Pierpaolo Festa
“Come cazzo è accaduto tutto questo?” è la domanda che Michael Moore si pone e pone al pubblico nella scena d’apertura di Fahrenheit 11/9 il suo nuovo documentario che esplora le elezioni presidenziali americane del 2016. Il film presentato in anteprima al Festival di Toronto, arriva quattordici dopo Fahrenheit 9/11 documentario che attaccava l’operato del presidente George W. Bush esplorando gli eventi antecedenti e successivi agli attacchi dell’11 settembre. Con quel film Moore conquistava la giuria di Quentin Tarantino al Festival di Cannes vincendo la Palma d’oro e consacrando definitivamente l’età dell’oro del documentario. Adesso il regista è tornato sugli stessi temi, sostituendo Trump a Bush, e paragonandolo a una delle figure più terribili del ventesimo secolo: Adolf Hitler


 
“Moore non fa un semplice paragone tra Trump e Hitler – scrive Owen Gleiberman su Variety - in realtà quello che sta dicendo è: ‘ecco come è accaduto in passato, quando nessuno pensava che sarebbe potuto accadere. Non pensare che una cosa possa accadere è esattamente il modo in cui accade’”. Gleiberman continua: “Fahrenheit 11/9 mostra la percezione coraggiosa e accurata di Moore su quello che sta accadendo ora nel nostro governo, una cosa peggiore di quanto molti liberali pensino. (…) Una distruzione della democrazia su larga scala (…) Nell’ultima mezz’ora Moore lancia chiaramente il messaggio: Trump è un vero dittatore e ha già fatto abbastanza neutralizzando l’intero partito repubblicano. (…) Il film è un chiaro avvertimento: facciamo qualcosa adesso oppure non avremo più l’occasione di cambiare le cose”

Nella sua recensione positiva su Indiewire, Eric Kohn scrive: “Nel corso di due ore questo trattato cinematografico di Moore cerca di rispondere da tutte le direzioni a quella prima domanda di apertura, attaccando il partito democratico per i compromessi accettati perfino più di quanto attacchi i repubblicani per aver sostenuto il loro leader mostruoso (…) Il film è una campana dall’allarme sulle oscure realtà del nostro presente. In questo posto senza speranza Moore riesce a illuminare la soluzione per iniziare un nuovo capitolo (…) Mostra le nuove donne che entrano in politica nel partito democratico, persone in grado di capovolgere il panorama politico del paese (…) Queste donne non dicono nulla che non sia già stato detto sui notiziari, ma si fanno notare come legittimi fari di speranza. (…) Alla fine del film Moore è meno interessato a rispondere alla domanda “come cazzo è successo tutto questo?”, si mostra invece più ispirato dall’energia di coloro impegnati ad assicurarsi che questa cosa non accada più”. 


Sullo schermo il regista racconta anche l’America degli insegnanti che combattono per avere gli aumenti salariali nel West Virginia, la crisi dell'acqua di Flint (sua città natale del Michigan) e le conseguenze della strage del liceo di Parkland.  Ma Deborah Young di Hollywood Reporter parla di un film che manca il suo bersaglio: “Le tante tematiche che si intrecciano in Fahrenheit 11/9 lo fanno sembrare instabile e meno a fuoco degli altri film di Moore. (…) C’è comunque abbastanza materiale su cui riflettere ed è girato con la tipica passione del regista, il suo senso dello humour bizzarro e la voglia di cambiare le cose. Tra i tanti rischi che corre c’è il paragone tra Trump e Hitler”. Young parla anche di “una scena sgradevole incentrata su foto che mostrano Trump con le mani addosso alla figlia Ivanka, una sequenza che si conclude con il famoso commento del presidente in cui disse che uscirebbe con lei se non fosse sua figlia. ‘Ha sempre commesso i suoi crimini sotto gli occhi di tutti – dice Moore mentre ci mostra tante prove di razzismo e misoginia”. 

Pete Hammond di Deadline parla invece di “un film sorprendente, un avvertimento sobrio sul futuro dell’America prima che sia troppo tardi. Un documentario che non fa prigionieri ed è critico tanto verso i repubblicani quanto verso i democratici. E’ il suo miglior film sin dai tempi di Fahrenheit 9/11: anche qui ogni scena è pertinente e importante per le nostre vite così come lo era quel film”. 

Fahrenheit 11/9 non ha ancora una data di uscita italiana.
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