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E.T. l'Extra-Terrestre

A vent'anni dalla sua uscita, E.T. ricompare oggi in una nuova versione arricchita da scene inedite, immagini rielaborate al computer e la colonna sonora rimasterizzata in digitale.

E.T.

14.04.2003 - Autore: Matteo Nucci
A vent'anni dalla sua uscita, E.T. ricompare oggi in una nuova versione arricchita da scene inedite, immagini rielaborate al computer e la colonna sonora rimasterizzata in digitale. Il film che riuscì a commuovere milioni di adulti e bambini e con cui Steven Spielberg acquistò fama indiscussa viene così 'festeggiato'. Ma non è altro che la conferma di un'opera ormai a pieno titolo entrata nel novero dei classici. Quando il piccolo alieno dallo sguardo profondo e il cuore luminoso comparve sul grande schermo, il mito lo accompagnò travalicando qualsiasi barriera culturale e generazionale. Abbandonato sul continente da una spedizione di extra-terrestri messi in fuga da scienziati senza cuore, tremante e solo, E.T. incontra Elliot, undici anni, sensibile figlio di genitori divorziati. L'amicizia è quasi istantanea. Mentre il 'mondo degli adulti' si rivela del tutto impreparato a capire veramente il 'diverso', a causa di un desiderio apparentemente maturo di conoscere e 'dissezionare', è solo il bambino, nella sua innocenza e purezza, a prestarsi all'ascolto. E.T. conosce, infatti, velocemente i piaceri terrestri - birra, televisione, cioccolata ma il suo mondo è altrove. E solo chi gli è veramente amico desidera che le sue speranze possano realizzarsi, nonostante queste speranze s'identifichino con un inesorabile addio. Creato dopo lunghissimi studi (nel volto si rimodellarono fra l'altro i tratti di Albert Einstein) da Carlo Rambaldi, il progettista che aveva già disegnato l'alieno che parla con Truffaut in 'Incontri ravvicinati del terzo tipo', E.T. è una figura ormai entrata nella memoria collettiva. Così come l'indiscutibile profondità dell'interpretazione di Henry Thomas, il piccolo Elliot, che aveva commosso i presenti durante i provini, pensando al giorno in cui era morto il suo cane. Il film, accompagnato dalla straordinaria colonna sonora di John Williams, fu pensato da Spielberg mentre girava 'I Predatori dell'Arca Perduta' ("Mi sentivo piuttosto distaccato da me stesso, come accade spesso quando si dirige un film. E poi BANG! Ho avuto una sorta di illuminazione") e venne scritto da Melissa Mathison che aveva seguito l'allora marito Harrison Ford. Rivedendo E.T. oggi, nonostante le trasformazioni della nuova versione, si ha la sensazione che nulla sia cambiato. Ed è probabilmente questo uno dei segni più chiari che il successo del film non ha mai avuto nulla di casuale. Del resto, quando si giunge all'ultima scena, ancora una volta non si può resistere alla commozione. E non importa sapere già che dopo la rocambolesca fuga in bicicletta, l'alieno, prima di allontanarsi per sempre, punterà il dito nodoso sul cuore di Elliot mormorando "Io sarò sempre qui".
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