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Esce Istintobrass: dieci cose che (forse) non sapevi su Tinto Brass

Nelle sale per due giorni il documentario sulla carriera del regista milanese. Ecco dieci aneddoti che forse non conoscevi sul maestro del cinema erotico italiano

Tinto Brass

26.06.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Tinto Brass ha avuto una carriera davvero unica all'interno del panorama cinematografico italiano. Fortemente opposto a ogni tipo di censura, dopo aver esordito come discepolo di Rossellini Brass trovò la sua voce originale nel cinema erotico, diventandone uno dei maestri indiscussi a livello europeo. Sono passati undici anni dal suo ultimo lungometraggio e quattro dalla presentazione a Venezia di Istintobrass, documentario di Massimiliano Zanin che ne ripercorre vita e carriera. Il film esce finalmente nelle sale del Circuito UCI Cinemas per due giorni, il 26 e 27 giugno. Quale occasione migliore per ripercorrere la storia di uno dei registi italiani più controversi e memorabili? Ecco, dunque, dieci cose che forse non sapevate su Tinto Brass.

 
Si chiama come il Tintoretto. Tinto Brass nasce Giovanni Brass a Milano nel 1933. La sua famiglia era di Gorizia, suo nonno era il pittore Italico Brass. Fu lui a dare al piccolo Giovanni il soprannome di Tintoretto, scelto poi da lui, in versione abbreviata, come nome d'arte.
 
È laureato in giurisprudenza. Tinto Brass si laurea in giurisprudenza a Padova nel 1957. Ma la passione per il cinema ha il sopravvento e lo spinge a trasferirsi a Parigi per lavorare come archivista alla Cinémathéque per due anni.

 
La lotta alla censura. Tinto Brass iniziò molto presto la sua battaglia contro la censura in Italia. Il suo primo film, Chi lavora è perduto, alias In capo al mondo, è un esempio perfetto di questa battaglia. Nato come In capo al mondo, il film narra l'insofferenza di un giovane verso le istituzioni. Un tema che non piacque ai censori, tanto che gli imposero di rigirare il film da capo. Ma Brass si rifiutò, cambiò il titolo in Chi lavora è perduto e, anche grazie a un cambio al vertice del Ministero dello Spettacolo, va detto, riuscì a farlo uscire senza tagli.
 
Ha sempre montato i suoi film. Non tutti i registi possono dire altrettanto. Eppure anche nella sua carriera ci fu un caso in cui fu estromesso dal montaggio...


 
L'affare Caligola. Il successo di Salon Kitty portò Brass all'attenzione di Bob Guccione, fondatore della rivista Penthouse, che gli offrì la regia di Caligola, adattamento del romanzo di Gore Vidal. Brass girò il film ma si ritrovò poi in lotta contro Guccione, che intendeva trasformare Caligola in un hard-core popolato dalle Pet di Penthouse. Brass fu estromesso dal montaggio e, più tardi, rinnegò un film che era stato messo insieme usando scene scartate e includendo sequenze pornografiche girate da altri.
 
Per poco non girò Arancia meccanica. Grazie a Nerosubianco, uno dei suoi primi film a tema erotico che nasceva per frantumare alcuni tabù (come i rapporti interraziali), Brass giunse all'attenzione della Paramount, che gli offrì la regia di Arancia meccanica. Ma il regista voleva prima finire L'urlo, il suo film successivo, e perse l'occasione.

 
Ha anche girato uno spaghetti western. Si intitola Yankee (1966) e vede Philippe Leroy nei panni del classico pistolero senza passato che arriva nel classico paesello sperduto nel New Mexico e si scontra col il classico signorotto locale (interpretato da Adolfo Celi).
 
L'impegno in politica. Brass è sempre stato vicino al Partito Radicale di Marco Pannella. Nel 2010 si candidò per le elezioni regionali nella Lista Bonino Pannella in Veneto e Lazio.

 
Ateismo. Brass si definisce “tranquillamente ateo”.
 
Il matrimonio. Nonostante la sua immagine trasgressiva, Tinto Brass è stato sposato con la stessa donna per cinquant'anni. Si trattava di Carla Cipriani, sceneggiatrice e sua collaboratrice, sposata nel 1956. La Cipriani è scomparsa nel 2006.