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Due notti con Romero

Il 27 e il 28 aprile Rai 4 dedica un omaggio al grande regista della "Notte dei morti viventi"

George A. Romero

26.04.2012 - Autore: Guglielmo Maggioni
Dopo il grande successo dello Speciale zombie di marzo, tornano su Rai4 i film del maestro George A. Romero, accompagnati da tre pillole sulla storia del cinema zombie, tratte dalla rubrica Dizionario del fantastico del magazine 'Wonderland'.

Si comincia venerdì 27 aprile, alle 23.15, con "Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissuti", recente capitolo conclusivo della saga romeriana dei morti viventi, presentato in anteprima alla 66esima Mostra del Cinema di Venezia.

A seguire, spazio a "Martin", opera numero quattro di Romero, nota al pubblico italiano anche sotto il titolo della prima distribuzione in sala, "Wampyr", proposta da Rai4 in versione integrale. Una cittadina della Pennsylvania, resa spettrale da de-industrializzazione e ristagno economico, fa da sfondo alla vicenda di un 17enne che narcotizza e uccide giovani donne, succhiandone il sangue, in una grottesca rivisitazione politica del mito del vampiro.

Sabato 28 aprile, poi, alle 24.15, l'appuntamento è con il quinto capitolo della saga "Le cronache dei morti viventi". Alla vigilia della grande crisi economica dei nostri giorni, Romero rilancia con forza il proprio modello di horror politico, ma ne aggiorna l'estetica all'epoca dei consumer-generated media (in concomitanza con altri grandi successi del genere come "REC" e "Cloverfield"), sposando il punto di vista delle videocamere di un gruppo di filmmaker dilettanti.

A seguire, gran finale con la pellicola da cui tutto ha avuto inizio, "La notte dei morti viventi". Realizzato, non a caso, nel fatale 1968, il film ripropone una delle situazioni narrative più tipiche della fantascienza e dell'horror anni cinquanta - l'assedio di uno spazio chiuso da parte di creature mostruose - ribaltandone, però, i significati metaforici: non più proiezione delle paure che minacciano dall'esterno la nazione americana, ma riflessione sulle sue contraddizioni interne.

(LaPresse)