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David di Donatello 2016: cronaca di una serata

La parlantina di Alessandro Cattelan e l'impegno per Giulio Regeni tra i momenti top della cerimonia 

Luca Marinelli David di Donatello

Luca Marinelli David di Donatello

18.04.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta) - da Roma
L’anno delle prime volte. La serata dei premi, qualche investitura che arriva come una sorpresa e la sfida di Sky a realizzare uno show all’altezza delle cerimonie internazionali.

Questo è il David di Donatello 2016, che dagli Studi De Paolis di Roma, prova a rivoluzionare una storia di premiazioni non proprio epica. E lo fa persino con qualche richiamo all'attualità, all'impegno politico con alcuni attori che indossano il messaggio 'Verità per Giulio Regeni' e con il regista Paolo Genovese che ricorda a voce l'importanza di questa battaglia. 



Qualcuno ricorderà il silenzio con il quale le cerimonie precedenti a questa sono passate attraverso l’auditel nostrano. E sono oggi sessant’anni, non di certo poche decadi, da quando esordì nel 1956 la prima edizione del premio. E allora ecco i momenti più meritevoli e divertenti della serata dei David. 
 
Alessandro Cattelan: è lui l’host all’americana che parla senza sosta e come nello schema classico d’oltralpe ha il compito di intrattenere una cerimonia che ha comunque dell’istituzionale. E insomma è facile che si ingessi facilmente.

Lui forse non ha i testi dei grandi autori, però ha la parlantina che tiene svegli e comunque l’attitudine di chi sa dove sta andando. O almeno finge di saperlo. 
 
Il ritmo: veloce come come il vento, tanto per usare una metafora che stasera può valere. La rapidità dei premi e il cronometro che dà ritmo ai discorsi rendono il format abbastanza lontano dal pericolo noia facile. 
 
L’ironia: ci prova lo show a fare del sarcasmo con un’apertura iniziale dedicata alla longeva età di Gian Luigi Rondi. C’è coraggio, dobbiamo ammetterlo nel cercare di portare avanti una comicità da battutista per Alessandro Cattelan che cerca la strada della scorrettezza nonostante tutto. 

 
Lo show off di Claudio Santamaria: sale sul palco per ritirare il premio come Miglior attore protagonista, se ne frega dei tempi dedicati all’acceptance speech e nel ricordare un’amica scomparsa come Graziella Bonacchi, fa il coup de théâtre levandosi il cappello con visiera e mostrando un capo semi-pelato. 

La gaffe sul leitmotiv di Lo chiamavano Trinità: per il presentatore è attribuibile al Maestro Ennio Morricone, ma in realtà il motivo è stato scritto da Franco Micalizzi che lo rivendica prepotentemente. Qualche testa salta tra gli autori della cerimonia; ne siamo sicuri. 

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