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Da Pasolini a Ustica, è il cinema a dare risposta ai misteri italiani

Complotti e depistaggi fanno parte della nostra storia, anche cinematografica. Una tradizione che si perpetua e rinnova...

25.03.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Non deve esser stata scelta a caso la settimana di Pasqua da Microcinema, Indipendent Movies e Zenit Distribution per portare in sala due film come La macchinazione (in sala dal 24 marzo) e Ustica (31 marzo), nonostante titoli importanti stiano dominando il boxoffice italiano. C'è da sempre il desiderio di una rinascita nella necessità di affrontare i lati oscuri della nostra storia, non solo politica, mettendo in scena ricostruzioni anche scomode o ipotesi nemmeno troppo campate in aria. Evidentemente nel tentativo di tenere vivi argomenti che troppo spesso rischiano di finire dimenticati o sottostimati, oltre al comprensibile obbligo a far sì che si parli del film, per fini meramente commerciali…



Ma il delitto Pasolini e il mistero che ancora circonda il disastro aereo del 1980 sono solo due dei - purtroppo - tanti casi irrisolti che hanno costellato le cronache italiane negli anni. Complotti, depistaggi, strategia della tensione, stragi di stato, incidenti, poteri occulti che sembrano inafferrabili o inattacabili e che hanno da sempre affossato il nostro Paese. Ferite aperte che si tende a considerare insanabili e che al cinema hanno quasi trovato più spazio che nelle aule di tribunale. Al pari di crimini 'banali' (spesso intrecciati con i precedenti in maniera incredibile) come quelli della Uno Bianca - raccontato da Michele Soavi nel 2001 - o legati a Cosa Nostra e Camorra

In questa speciale categoria la scelta è molto ampia, e spesso tra titoli di ottimo livello. Film come I cento passi e Fortapasc tengono viva la memoria di chi seppe opporsi con coraggio a quei cancri, al pari di Cento giorni a Palermo di Giuseppe Ferrara (1984) dedicato alla figura del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso a Palermo, in via Carini, il 3 settembre 1982. Una 'tradizione' dolorosa che dal Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi (presentato al Festival di Cannes 1976 e tratto dal romanzo Il contesto di Leonardo Sciascia) arriva al toccante La mafia uccide solo d'estate del 2013, passando per un quartetto di film sulla Strage di Capaci nella quale perse la vita Giovanni Falcone - Giovanni Falcone di Giuseppe Ferrara (1993), L'attentatuni di Claudio Bonivento (2001), In un altro paese di Marco Turco (2006) e Vi perdono ma inginocchiatevi di Claudio Bonivento (2012) - e la miniserie televisiva del 2004 su Paolo Borsellino, diretta da Gianluca Maria Tavarelli.

Tornando al tema de La Macchinazione, il film di David Grieco (in passato assistente dello stesso Pasolini) si ripropone di ricostruire i fatti della sera del 2 novembre 1975 e le indagini che seguirono. Una missione - quello di trovare il bandolo di quella matassa, tra segreti e intricate trame - fatta propria in tempi recenti anche da Marco Tullio Giordana e Abel Ferrara. Il primo nel 1995, ventennale del delitto, cercando di realizzare una sorta di inchiesta alternativa ma rigorosa e completa nel suo Pasolini, un delitto italiano, il secondo (dopo aver chiesto la collaborazione dello stesso Grieco, che rifiutò) concentrandosi sulle ultime ore della vita dell'intellettuale, interpretato da un credibile Willem Dafoe (anche se, forse, non al livello dell'ultimo Massimo Ranieri). Meno citato - e riuscito - il Nerolio. Sputerò su mio padre di Aurelio Grimaldi del 1996, con cui il regista proponeva una immagine forte e volutamente realistica del personaggio, facendo emergere - soprattutto nel collegamento del titolo al postumo Petrolio - le ipotizzate teorie cospirazioniste (mai dimostrate) alla base del fatto.



Da Piazza delle cinque lune a il Caso Moro, anche più film si sono dedicati alla figura del politico democristiano rapito e assassinato dalle Brigate Rosse nel 1978. I semi di quel che fu si ritrovano anche nel Todo Modo di Elio Petri del 1976, ispirato all'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia e alla figura di Aldo Moro, che già fustigava una classe politica che anni dopo - nel 2008 - anche Paolo Sorrentino mise in scena in maniera grottesca nel suo Il Divo. Il caso Moro di Giuseppe Ferrara (1986), tratto dal libro I giorni dell'ira, L'anno del terrore di John Frankenheimer (1991), Piazza delle Cinque Lune di Renzo Martinelli (2003) e Buongiorno, notte di Marco Bellocchio (2003) sono tutti titoli da non perdere - per diverse ragioni - volendo costruirsi una immagine completa dell'argomento e delle sue implicazioni storiche. Anche se magari non esaustiva…

Anche il tanto celebrato Romanzo criminale di Michele Placido del 2005 aveva sfiorato il tema, nel raccontare una stagione della società italiana nella quale - intrecciata alle cronache romane della banda  della  Magliana - spicca una lettura che fece discutere della altrettanto famigerata strage di Bologna. Un evento - quello del 1980 - che ancora oggi viene ricordato ogni 2 agosto e che molti film inchiesta e documentari hanno affrontato o citato. Da Iltrentasette di Roberto Greco (2005), Giusva, la vera storia di Valerio Fioravanti (2011) di Francesco Patierno e Un solo errore – Bologna, 2 agosto 1980 di Matteo Pasi (2012) ai film di Filippo Porcelli, L'estate di Martino di Massimo Natale e la miniserie televisiva Un matrimonio di Pupi Avati (2013), come anche il Da zero a dieci (2002) opera seconda di Luciano  Ligabue.



Ma gli spunti non mancano, e spesso ci mostrano l'attenzione di alcuni nostri registi a più di uno di essi. È il caso di Marco Tullio Giordana, che nel 2012 raccontò Piazza Fontana nel suo Romanzo di una strage (come fece anche Luciano Ercoli nel 1974 in La polizia ha le mani legate), ma anche di Francesco Rosi, autore di Il caso Mattei (1972), presidente dell'ENI malvisto dai petroliferi statunitensi e vittima di un misterioso incidente, del Luciano Salce di Vogliamo i colonnelli (1973), grottesca rilettura di eventi che prefiguravano un colpo di Stato più vicino di quanto si pensi, o di Renzo Martinelli e del suo ultimo Ustica, drammatico evento raccontato al meglio da Marco Risi nel suo Il muro di gomma del 1991 (ma anche da Ustica - Una spina nel cuore del 2001 di Romano Scavolini).