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Conquista il film di Kechiche

Bellissimo, abilmente costruito a livello drammatico,"Le Graine et le mulet" merita senza il minimo dubbio l'applauso della critica e del pubblico italiano.

La Graine et le mulet

05.09.2007 - Autore: Adriano Ercolani
In un concorso che negli ultimi giorni ha alzato notevolmente la qualità delle pellicole in gara per il Leone d’Oro, “Le Graine et le mulet” di Abdellatif Kechiche si posiziona in primissima film, e con pieno merito, per contendersi i premi più importanti. La storia è quella semplicissima ma toccante delle vicissitudini di una famiglia di origine magrebina che, nella figura del suo patriarca in difficoltà, si muove tra incertezze economiche e problemi interni, comunque sempre protesa alla ricerca di un futuro più stabile: il modo per ovviare alla difficoltà del presente viene trovato nell’apertura di un ristorante che darà sicurezza alle nuove generazioni e soprattutto nuova coesione a gruppo.

Doato di una straordinaria lucidità narrativa, il film di poggia su delle simmetrie affascinanti che si possono trovare tra la prima e la seconda parte, i due blocchi abbastanza evidenti in cui si divide la storia. Se all’inizio tutta la gestione narrativa della vicenda è volta alla rappresentazione dell’umanità del gruppo e del suo costante sforzo umano per rimanere unito e il più possibile stabile, nella seconda parte si assiste invece al dolorosissimo confronto con la cultura e società apparentemente “Ospite”, quella francese, dalla quale si è ancora staccati a causa di una profonda divisione psicologica e emotiva – e a questo proposito l’estenuante e dolorosa sequenza finale è un esempio perfetto ed assolutamente lucido.

Le Graine et le mulet”, interamente recitato da attori non professionisti, è un’opera che trasuda umanità, e restituisce allo spettatore tutta la forza e le contraddizioni della vita reale. Il momento più importante del confronto con sé stessi e col mondo che circonda i personaggi diventa quello conviviale, quando ci si siede tutti introno ad un tavolo e si sceglie d’istinto di mettere in comune dee, sentimenti, sensazioni: e queste sono le parti più importanti e commoventi del film, quando si esplicita alla perfezione una struttura familiare variegata ma sincera, in cui quasi a sorpresa è la donna .anzi, molte delle donne rappresentate - a gestire le redini della famiglia. Nel raccontare difficoltà dissapori e delusioni, Kechiche mantiene sempre quel senso di verità  che evita al lungometraggio di cadere nel pietismo o peggio nella visione manichea di un universo “altro” che deve essere scoperto e compreso solo in superficie, come se non fosse anch’esso soggetto a tensioni ed ambiguità.

Bellissimo, abilmente costruito a livello drammatico,“Le Graine et le mulet” merita senza il minimo dubbio l’applauso della critica e del pubblico italiano – verrà distribuito nelle nostre sale della Lucky Red -, e non dovrebbe rimanere a bocca asciutta nel palmares di questa edizione della Mostra del Cinema.         

 

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