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Blindness. Punto di partenza.

Il regista di "Ciudad de Dios" dirige l'affascinante metafora di Saramago lasciando spazio a interpreatzioni e critiche. Un film violento e sincero, disperato e malgrado la cecita dei protagonisti, pieno di luce.

Blindness foto

10.10.2008 - Autore: Antonio Marenco
Nel 1995 Jose Saramago presenta il suo nuovo libro “Ensayo sobre la ceguera”. Tre anni piu tardi ricevera il premio Nobel. Saramago e uno scrittore prolifico e geniale: il punto di partenza di molti suoi romanzi sono infatti degli avvenimenti o situazioni impossibili, vedi anche “La zattera di pietra” nel quale la Spagna si stacca dal resto dell’europa creando una serie di circostanze e immagini surreali eppure credibili.

Come il libro il film inizia con il primo caso di cecità: un uomo fermo ad un  semaforo diventa cieco, da questo punto di partenza si susseguono altri casi altrettanto inspiegabili. Una catastrofe senza precedenti.
Nella mitologia greca classica la catastrofe simbolizza un desiderio di cambiamento radicale. Un desiderio di ribaltamento delle regole. Non ci puo essere vita senza la morte. Un voglia di morte e riserruzione, insoddisfazione e speranza.
La fantasia di uragani, terremoti e invasioni extraterrestri non e altro che l’espressione di questa volonta di cambiamento. Cio che accomuna le piu recenti produzioni hollywoodiane sul tema e che il disastro apre una speranza di cambio. Le persone divengono finalmente solidarie, le famiglie si riuniscono, l’amore sboccia o si rivitalizza. La catastrofe e l’unico scenario nell’immaginario contemporaneo in cui i popoli possono sentirsi uniti tra di loro.
La cecità ha un origine misteriosa, nessuna spiegazione esaurisce il tema. Se non ha un origine fisico allora gli occhi dei cechi sono intatti, ciechi che vedono o sono cechi di fronte allo scenario terribile del mondo in cui vivono, preferiscono non vedere.
La cecità oggettiva pero rende la situazione ancora piu drammatica, la natura umana si esprime al peggio: cade la morale, si esaurisce la solidarieta.
Soltanto la “moglie del medico” (Julianne Moore) riesce a vedere e crea, in un ristretto gruppo di persone, l’embrione di una nuova umanita.
Non siamo di fronte ad una storia con un inizio ed una fine, ma a un avvenimento che ha destabilizzato il corso delle cose, stara allo spettatore, come ai protagonisti sapere cosa fare da questo nuovo punto di partenza.
Non ci sono “happy ending” autocompiacenti, il punto di domanda passa allo spettatore.

Fernando Meirelles dirige in maniera equilibrata ed efficace un cast che risulta eccezionale in tutti i ruoli. L’uso del suono per raccontare il mondo dei cechi e le soggettive iperesposte non sono eccessivi, scegliendo piuttosto un stile naturalistico che rende bene i momenti drammatici di confinamento e allo stesso modo esprime leggerezza nei momenti piu felici.
L’entrata in scena di Danny Glover con la sua radiolina rimane comunque uno dei momenti di maggior intensita e regsitra l’unione del gruppo dall’isolamento generale.
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