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Big fish

La solita, grande maestria registica di Tim Burton è stata messa al servizio di una storia dalle mille sfaccettature e dagli strati di significazione multiformi.

Big Fish

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Id., Usa, 2003. Di Tim Burton; con Ewan McGregor, Billy Crudup, Albert Finney, Jessica Lange, Alison Lohman, Marion Cotillard, Steve Buscemi, Melena Bonham Carter, Danny De Vito.   Il giovane Will Bloom (Billy Crudup) lavora a Parigi come giornalista, quando viene richiamato in America al capezzale del padre morente. Tornato a casa dopo anni, Will si trova di fronte al problema che lo ha assillato per una vita intera, quello di non conoscere suo padre Edward (Albert Finney/Ewan McGregor)), uomo di grande temperamento ed ottimismo che ha sempre raccontato al figlio una vita immaginifica fata di grandi avventure ed imprese mirabolanti; attraverso le continue storie di Edward e la ricostruzione di un passato sempre in bilico tra verità ed immaginazione, sempre popolato di personaggi al limite dell'assurdo, Will dovrà fare i conti con le contraddizioni e la bellezza della figura paterna.   Partiamo immediatamente con l'ammettere che questa volta il più grande genio immaginifico che il cinema americano ha prodotto negli ultimi anni ci ha un po' spiazzato: "Big fish" a prima vista sembra essere infatti un film decisamente diverso dalla passata produzione di Tim Burton: la sensazione iniziale è stata quella di un'opera molto più costruita a tavolino e meno spontanea rispetto al passato; la solita, grande maestria registica è stata messa al servizio di una storia dalle mille sfaccettature, dagli strati di significazione multiformi, e questo all'inizio ci ha effettivamente un po' fatto dubitare sulla "freddezza" calcolata del prodotto finale. Durante la prima ora in effetti ci siamo chiesti più volte di cosa il film volesse parlare realmente. Nella seconda parte però "Big fish" rivela la sua anima autenticamente burtoniana, di certo più matura ed equilibrata rispetto al passato, e soprattutto si esplicita chiaramente l'intento ed il messaggio insiti nella storia, che ovviamente non riveleremo in queste righe. Ed ecco perciò che "Big fish" prende quota, colpisce lo spettatore al cuore, e si trasforma in splendida favola sull'arte del racconto e del raccontare, adoperando al meglio l'immagine/cinema in tutta la sua estensione. Prezioso, corale, sentito, l'ultimo film di Tim Burton ci testimonia in pieno come il suo autore sia ormai pronto per il grande passo verso un tipo di cinema ormai definitivamente maturato, capace di soddisfare sia il palato difficile della critica che quello del pubblico. Aiutato da un cast tecnico prodigioso (su tutti le musiche del fido Danny Elfman e la fotografia di Philippe Rousselot), Burton riesce anche nel miracolo di assemblare un cast di attori tutti in stato di grazia, con in testa la sorpresa Ewan Mcgregor ed il solito, grande Steve Buscami, a gigioneggiare liberamente in giro per il film. Difficile, davvero difficile, doversi ricordare che l'Academy ha ancora una volta ignorato il talento visionario e sincero di Tim Burton, non concedendogli neppure stavolta l'onore di una nomination importante. "Big fish" è a nostro avviso uno dei più bei film dell'anno, e come tale avrebbe meritato ben altro riguardo.