NOTIZIE

Big compie trent'anni, ecco perché riscoprire il cult con Tom Hanks

Una commedia epocale che contribuì a lanciare la carriera di Tom Hanks e, ancora oggi, è tra i film più amati degli anni '80

Big

01.06.2018 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Nel 1988, Tom Hanks non era ancora TOM HANKS. E non lo sarebbe stato ancora per qualche anno, perché, tra progetti di profilo più o meno alto, solo nel 1993 sarebbe diventato una vera superstar grazie all'Oscar di Philadelphia. Ma fu nel 1988 che ottenne il suo primo grande ruolo, quello che lo mise per davvero sulla mappa dei volti da tenere d'occhio a Hollywood. Stiamo parlando del ruolo principale in Big, commedia cult di Penny Marshall che uscì il 3 giugno 1988 e compie dunque trent'anni.

 
È curioso vedere come il canovaccio di Big fosse popolare a quel tempo. Nel 1987 era uscito Tale padre tale figlio con Dudley Moore (basato sul classico scambio di personalità), nel 1988 videro la luce anche 18 Again! e Viceversa, due vite scambiate. Come se un'intera nazione sentisse il bisogno di tornare bambina dopo un decennio votato allo yuppismo più sfrenato. E non abbiamo nemmeno citato il caso più eclatante, un film italiano che tanti, e non solo in Italia, ritengono sia il modello non dichiarato di Big: Da grande, commedia in cui Renato Pozzetto esprime il desiderio di diventare adulto. Le somiglianze con il film della Marshall sono innegabili, ma non siamo qui per trattare di un caso di plagio.
 
Big esce dunque in un momento fertile per quel genere di film. È una scelta comprensibile, cavalca certamente un sentire comune come ogni film popolare dovrebbe fare. Ma, per restare impresso nella memoria collettiva più dei suoi simili, un film deve avere quel qualcosa in più. E Big ce l'ha. Basterebbe la scena del piano gigante con Hanks e Robert Loggia che si lanciano in un numero musicale contagioso. È una sequenza iconica che tutti ricordano, anche a distanza di così tanto tempo. La ricorda bene anche chi non rivede il film da allora.

 
Basterebbe questo, certo. Ma in più c'è la performance di Tom Hanks. Un ruolo che, come dicevamo, lo ha istantaneamente piazzato nei radar di chi conta a Hollywood. Hanks lo affrontò con un'idea ben precisa di ciò che voleva fare. Passò del tempo con David Moscow, che interpretava il giovane Josh, studiandone i movimenti e il modo in cui parlava. Ed esortandolo a essere se stesso, perché doveva essere lui, l'adulto, a sembrare bambino, e non viceversa. In questo, Hanks fu aiutato dalla Marshall, che ebbe una bella intuizione: girare le scene di Hanks prima con Moscow, per vedere come si sarebbe comportato un vero bambino nei panni dell'adulto. L'esperienza tornò utile a Hanks anni dopo, quando, in preparazione a Forrest Gump, decise di passare del tempo con Michael Conner Humphreys, ovvero il giovane Forrest, per studiarne l'accento.
 
Guardando i nomi degli sceneggiatori di Big si resta sorpresi. Da un lato c'è Gary Ross, un nome diventato celebre parecchi anni dopo come regista di Pleasantville, Seabiscuit, Hunger Games e il prossimo Ocean's 8. Dall'altro troviamo Anne Spielberg, il cui cognome non è una coincidenza. La sorella di Steven Spielberg conobbe Ross perché era il suo vicino di casa e con lui scrisse il film. Ma la sua carriera non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella del fratello: dopo Big non ha più scritto nient'altro.

 
Eppure, tematicamente, ci sono delle innegabili somiglianze tra i due Spielberg. Big parla di come crescere ci faccia spesso dimenticare la gioia e la spensieratezza dell'infanzia, rendendoci incapaci di provare i sentimenti a un livello così puro. E ricorda allo spettatore quanto sia importante non seppellire mai il bambino dentro di noi sotto un carico di rimpianti e insoddisfazione. Tutto questo è raccontato attraverso una metafora (come sarebbe invecchiare di vent'anni in pochi minuti?), ma l'intento è chiaro e davvero molto vicino alla sensibilità dello Spielberg più famoso.
 
Big fu un successo e incassò 151 milioni di dollari nel mondo. Ha anche un altro importante primato: fu il primo film diretto da una donna a incassare più di 100 milioni. In quest'epoca di lotta per la parità gender nell'industria cinematografica, è importante ricordare chi era in trincea prima di tutti.