NOTIZIE

Australia - La nostra recensione

Dopo otto anni Baz Luhrmann torna finalmente sugli schermi italiani con un'avventura epica dedicata al suo paese d'origine. Un'epopea ambientata alle soglie del coinvolgimento dell'Australia nella Seconda Guerra Mondiale.

Australia

05.01.2009 - Autore: Adriano Ercolani
Appena giunta in Australia la nobildonna inglese Sarah Ashley si trova immediatamente vedova e con una fattoria da dover mandare avanti, luogo che è bersaglio delle speculazioni di proprietari terrieri ben più potenti e bramosi di lei. Aiutata dall’allevatore Drover (Hugh Jackman), Sarah dovrà prima di tutto condurre la sua mandria al mercato cittadino per essere venduta; fatto questo, ella potrà provare a risanare le finanze della sua proprietà; proprio quando le cose sembrano essere volte verso il meglio, e l’amore con Driver inizia a sbocciare, l’aviazione giapponese attacca l’Australia, gettando tutto e tutti nell’abisso della devastazione della guerra…

Dopo due lungometraggi di fattura cinematografica pregiatissima come “Romeo + Giulietta” (Romeo+Juliet, 1996) e “Moulin Rouge” (id., 2001), che hanno segnato senza dubbio la storia recente del cinema internazionale, Baz Luhrmann torna finalmente sugli schermi italiani – mancava da ben 8 anni – con un’avventura epica dedicata al suo paese d’origine, un’epopea ambientata alle soglie del coinvolgimento dell’Australia nella Seconda Guerra Mondiale.

Pellicola che segna un enorme sforzo produttivo –si parla di circa 150 milioni di dollari di budget – la nuova fatica del regista australiano purtroppo fin dalle primissime scene dimostra di essere un’opera scentrata, che come nel suo cinema passato vorrebbe mescolare toni e stili visivi ma non riesce a trovare un equilibrio narrativo ed estetico soddisfacente.
All’inizio la storia sembra essere narrata secondo i canoni della commedia d’avventura, salvo poi diventare ben presto un melodramma stile “Via col vento” (Gone With the Wind, 1939), confezionato secondo un’estetica decisamente troppo leccata per convincere in pieno.

Basato su una sceneggiatura che propone schemi e strutture narrative consolidate ma allo stesso tempo decisamente banali, il film non riesce poi neppure a decollare grazie all’interpretazione dei due protagonisti, funzionali per i propri ruoli ma di certo nulla di più. Jackman è prestante e simpatico come la solito, ma non è che brilli per sfolgoranti capacità attoriali; la Kidman dal canto suo sembra di film in film perdere l’enorme fascino e le grandi doti di attrice che possedeva qualche anno fa, e che ce la faranno sempre ammirare in pellicole come ad esempio “Eyes Wide Shut” (id., 1999) o "The Hours” (id., 2002).
Meglio, decisamente meglio, i due “cattivi” della storia, il robusto David Wenham e l’affidabile “vecchio” Charles Dance.

In più di un’occasione “Australia” (id., 2008) supera il confine che delimita la differenza tra melodramma epico e cosiddetto”polpettone”, offrendo allo spettatore uno spettacolo molto la di sotto da quanto ci si aspettava da un cineasta ispirato e virtuosistico come Baz Luhrmann. A conti fatti, una delle pellicole più attese e purtroppo più deludenti degli ultimi mesi.