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Amen

Il tema è pesante come un macigno, ma allo stesso tempo è un bel film con un ampio profilo morale ed etico.

Amen

14.04.2003 - Autore: Ludovica Rampoldi
Un film di Costa-Gavras Con Ulrich Tukur, Mathieu Kassovitz, Ulrich Muhe Francia, 2002   Il tema è pesante come un macigno. Bastano le locandine del film a suscitare scalpore, che non a caso sono state prontamente fatte sparire dalla circolazione, con estrema perplessità e irritazione del regista.   1936. Un uomo irrompe nella Società delle Nazioni, tira fuori una pistola e si uccide davanti allassemblea dei diplomatici. Il suo gesto folle è dettato da un nobile scopo: sensibilizzare lEuropa sul dramma degli ebrei. Con questa scena potente e dura si apre Amen, il nuovo film di Costantin Costa-Gravas. Una pellicola che susciterà probabilmente molte polemiche, se riuscirà a sopravvivere al boicottaggio di cui sembra vittima.   La storia di Amen ruota intorno a due nuclei simmetrici e speculari: da una parte la Germania di Hitler e Himmler, delleugentica e dei campi di sterminio. Dallaltra il Vaticano con la sua diplomazia e la sua strategia di potere. Un accostamento fortissimo e coraggioso, che Costa-Gavras ha ripreso dal dramma teatrale \"Il vicario\" di Rolf Hochnut, un testo scandalo che trentanni fa non fu possibile rappresentare a Roma.   Nei due apparati di potere si muovono i due protagonisti. Da una parte lufficiale delle SS Kurt Gerstein (realmente esistito), che a causa delle sue competenze in chimica viene incaricato di seguire direttamente lo sterminio degli ebrei nei campi dellest Europa. Dallaltra il giovane gesuita Riccardo Fontana, discendente della nobiltà romana strettamente legata a Papa Pio XII. Lorrore a cui Gerstein assiste quotidianamente lo spinge a cercare alleati per denunciare la carneficina silenziosa. Ma la Germania è sorda alla denuncia di Gerstein: non crede o non vuole credere. Solo Riccardo, animato dalla stessa necessità etica, si farà portavoce della sua causa portandola fino alle sale affrescate e ovattate del Vaticano. Per scoprire con amarezza che anche nel tempio dei valori cristiani si preferisce il silenzio e unambigua complicità.   Quello di Costa-Gavras è un bel film. Ampio profilo morale ed etico, ricchezza e suggestione nella messa in scena. Il sangue che vediamo sgorgare nella prima scena sarà il solo ed unico: il regista greco sceglie un profilo asciutto e pieno di pudore. La storia si conosce, non cè bisogno di infilare la macchina da presa in un forno crematorio per provare sulla pelle lorrore. Eppure in due ore e un quarto di film, il distacco con cui Costa-Gravas ci tiene lontani dalla storia e dalle emozioni si sente, non cè partecipazione attiva o sollievo catartico. Ma la scelta del regista risponde a una particolare necessità. Il minimo di fronzoli per il massimo di verità. E un atto accusatorio, come dice lo stesso Costa Gavras: Amen è un film che mette sotto accusa il silenzio di tutti quelli che sapevano e continuarono a tacere. Solo questo, per abusare di unespressione, meriterebbe il prezzo del biglietto.