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Alfonso Cuaron torna a Venezia: “Roma è il mio film più autobiografico”

Il regista spiega come abbia fatto ricostruire la casa della sua infanzia per raccontare una fetta della storia del Messico

Alfonso Cuaron

30.08.2018 - Autore: Marco Triolo
Questo è il film più autobiografico che abbia mai fatto. Il 90 percento delle scene viene dalla mia memoria, la casa del film è identica a quella in cui sono cresciuto e abbiamo recuperato il 70 percento dei mobili originali”. Alfonso Cuaron mette subito le cose in chiaro quando lo incontriamo in occasione del secondo giorno di Venezia 75, che ha ospitato l'anteprima del suo nuovo film, Roma. Non si tratta di un film qualunque per il regista messicano, che ha voluto “visitare un tempo lontano con la prospettiva di oggi”. Nella maniera più realistica possibile, arrivando a girarlo “nella strada della mia infanzia” e senza un copione ben definito.
 
“Se questo film funziona è per queste due donne”, spiega il regista indicando le protagoniste Yalitza Aparicio e Marina de Tavira, che interpretano la tata e la matrona di una famiglia alto-borghese nella Città del Messico anni '70, ispirata alla famiglia di Cuaron. “Abbiamo girato in ordine cronologico, senza copione, e loro imparavano giorno per giorno le scene. La recitazione è tanto una questione di controllo dello spazio e della risposta, qui invece era tutto imprevedibile”.
 
Il film racconta la storia intima di una famiglia, sullo sfondo delle tensioni sociali e politiche del Messico tra il 1970 e il 1971. Molto piccolo e molto grande, dunque, si affiancano e si intersecano. “Il film parla di una cicatrice personale, famigliare, e di una cicatrice sociale, quella della coscienza messicana”.
 
Roma è girato in bianco e nero, e Cuaron ha spiegato cosa l'abbia spinto a scegliere un tipo di fotografia sempre meno usato: “Il bianco e nero faceva parte del DNA del film sin dall'inizio. È un bianco e nero moderno, però, digitale in 65mm. Non volevamo ricreare uno stile anni '50 ma piuttosto raccontare il passato usando una tecnologia moderna”.
 
C'è spazio anche per una riflessione sul fatto che Roma verrà distribuito su Netflix (oltre che in alcune sale selezionate). “Non capisco le polemiche su Netflix. Questo film è girato in 65mm, ha un sonoro in Dolby Atmos, la forma migliore in cui può essere visto è il grande schermo. Ma c'è tanta gente che non ha la possibilità o il tempo di andare al cinema. Vi chiedo questo: quando è stata l'ultima volta che avete visto un film di Bergman in sala? L'importante è che un film sia longevo. La piattaforma è uno strumento meraviglioso”.
 
Roma sarà distribuito prossimamente su Netflix e in cinema selezionati.

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