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Alfie

Remake dell'omonimo film del 1966 diretto da Lewis Gilbert, che regalò ad un'allora giovane Michael Caine fama internazionale, oggi il film è tutto sulla bellezza di Jude Law.

Alfie

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Id., Usa, 2004; di Charles Shyer; con Jude Law, Marisa Tomei, Susan Sarandon, Sienna Miller. Trasferitosi a New York il giovane ed aitante Alfie (Jude Law) racconta direttamente al pubblico la propria storia; l’attività principale della sua vita, oltre al lavoro come autista di limousine, è quello di riuscire a conquistare molte più donne possibile. Affascinante, sfrontato, a sua volta incapace di resistere al fascino femminile, Alfie ha improntato la sua filosofia di vita sulla libertà da legami seri con l’altro sesso, per cui tradire anche la sua ragazza “più o meno ufficiale” (Marisa Tomei) non gli ha mai creato problemi. Tra amanti occasionali, fidanzate di amici carissimi, donne più mature (Susan Sarandon) e storie più o meno durature (Sienna Miller), il protagonista trascina la propria vita all’insegna del piacere istantaneo e dell’incertezza. Ben presto però anche la politica di Alfie inizia a mostrare delle piccole incrinature: cosa succede infatti al giovane quando si tratta di aver qualcuno accanto nei momenti di vera difficoltà?
Remake dell’omonimo film del 1966 diretto da Lewis Gilbert, che regalò ad un’allora giovane Michael Caine fama internazionale e la sua prima nomination all’Oscar, questa pellicola dimostra in pieno come la mancanza di idee purtroppo imperante ad Hollywood porti troppo spesso a rifacimenti di cui proprio non se ne sentiva il bisogno, specie se la nuova versione non aggiunge nulla a quanto detto dall’originale, anzi ne mette in luce tutti i difetti. L’”Alfie” diretto da Charles Shyer è infatti un film non soltanto inutile, ma addirittura fastidioso nella sfrontata e banale misoginia del protagonista. La prima regola quando si scrive una sceneggiatura, soprattutto quando si vorrebbe scrivere una commedia romantica, è fare in modo che lo spettatore entri in empatia con i problemi e la visione del mondo dei personaggi principali: ebbene, perché in “Alfie” si dovrebbero condividere le idee ed il comportamento di una figura assolutamente egoista ed egocentrico? La schematicità del racconto, con una prima parte tutta giocata sulle sue virtù di seduttore ed una seconda invece interamente incentrata sulla sua presunta e presuntuosa “redenzione”, infastidisce invece di convincere, e regala a tutti i personaggi superficialità sconcertante. Jude Law ci mette tutto il suo charme e le sue capacità di caratterista per provare a rendere simpatico Alfie, ma non ci riesce, e questo soprattutto per colpa di una sceneggiatura incapace a cambiare tono narrativo: per tutto l film non sembra succedere nulla di importante, per cui mai si riesce a credere veramente che il personaggio possa cambiare. La regia di Shyer riesce poi a sprecare tante attrici che si sono prestate ad interpretare varie figure di contorno, che non hanno spessore né tanto meno una logica interna alla storia. Tutto porta dunque porta ad una non-conclusione noiosa e scontata, che chiude nel modo più inutile un film che già di per sé suscita non pochi dubbi sull’effettiva necessità della sua realizzazione.