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Addio Lino Toffolo, ci lascia l'amato comico veneziano

Ricoverato più volte, è stato il cuore a tradire il popolare e scanzonato attore

18.05.2016 - Autore: La redazione
Un volto familiare, un personaggio al quale era impossibile non voler bene, quasi un amico per le tante volte che lo avevamo visto sullo schermo, grande e piccolo… Questo era Lino Toffolo, che oggi si è spento all'età di 81 anni per delle difficoltà cardiache che lo affliggevano da tempo. Era stato operato due volte in precedenza, ma il cuore - già in non buone condizioni - non ha retto, cedendo mentre era ricoverato in un ospedale di Venezia per una 'banale' frattura di un polso.

"E’ morto in ospedale" ha confermato Arrigo Cipriani del celebre Harry’s Bar, che l'attore frequentava spsso. "Ieri dovevano togliergli il gesso, poi invece la situazione è peggiorata - ha aggiunto, ricordandolo. - Eravamo molto amici da qualche anno. Veniva spesso da me. Era una compagnia molto speciale, aveva un umorismo leggero, mai caustico, mai politico, 'normalmente' veneziano, come non ce ne sono quasi più".

E la sensazione è proprio quella di aver perso un artista completo come ormai se ne trovano raramente. Nato a Murano il 30 dicembre 1934, Toffolo è stato attore cinematografico teatrale e televisivo, cabarettista, cantautore, regista (dopo l'esordio del 2006 in Nuvole di vetro, da lui scritto, diretto ed interpretato interamente in lingua veneta). Le sue ultime apparizioni sono state quelle di Il giorno in più (2011) di Massimo Venier e L'ultimo papa re (2013) di Luca Manfredi per Rai Uno, ma la sua carriera inizia negli anni '60 con la Compagnia dei Delfini di Venezia.

Poi tanta radio, cabaret (a partire dal Derby milanese con Jannacci, Lauzi, Cochi e Renato), televisione (da Gran Premio in poi) e musica. E dal 1968 anche il cinema - dopo l'esordio in Chimera di Ettore Maria Fizzarotti - che lo vide presenza fissa in molte commedie italiane (Brancaleone alle crociate, Il merlo maschio, Peccato veniale, Sturmtruppen, Yuppi du, Telefoni bianchi, Culastrisce nobile veneziano), soprattutto ambientate nella sua Venezia.

Che lo ha sempre considerato un figlio prediletto, e un simbolo cittadino. Per il suo essere alla mano e disponibile, come per la sua verve. E per l'ironia, lo spirito e la poliedricità che emergono da una biografia tanto articolata, come il suo curriculum. Quello di un menestrello di altri tempi, che - per quanto il suo carattere lo portasse a non prendersi troppo sul serio - resterà nella nostra storia per aver lavorato con Lina Wertmüller, Salvatore Samperi, Steno, Ruggero Deodato, Pasquale Festa Campanile, Dino Risi, Mario Monicelli e tanti dei più grandi nomi della nostra cultura