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A History of Violence

Un'opera assolutamente cronenberghiana nell'atmosfera e nei sottotesti che il film nasconde, intenti come al solito ad indagare con estrema raffinatezza l'inquietudine che si nasconde dietro l'apparenza dei normali rapporti interpersonali

A History of Violence

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Regia di David Cronenberg
con Viggo Mortensen, Maria Bello, Ed Harris, William Hurt

La vita di Tom Stall (Viggo Mortensen) è assolutamente felice: vive nella bella e placida Millbrook con la moglie Edie (Maria Bello) ed i suoi due bambini. Gestisce un piccolo ristorantino, e le cose gli vanno decisamente bene. Almeno finché una sera entrano nel locale due rapinatori, e Tom è costretto a reagire con la violenza per salvare la propria vita. Divenuto una sorta di “local hero” dopo aver ucciso i due, Tom inizia ad attirare su di sé l’attenzione dei media, ed anche di persone molto meno “appariscenti”. Nella sua vita entra infatti Carl Fogarty (Ed Harris), un malavitoso che sostiene di averlo conosciuto in passato e che Tom non è il suo vero nome. A questo punto tutte le certezze dell’uomo, e soprattutto di sua moglie Edie, iniziano a vacillare. Essere nuovamente forzato a difendere la propria famiglia e soprattutto la vita che si è costruito, costringerà l’uomo dentro un vortice di sangue che porta alla resa dei conti, prima di tutto con  se stesso…

Chiunque abbia visto in questa pellicola una “deviazione” di Cronenberg rispetto al suo cinema solito ha preso senza dubbio un grosso abbaglio: “A History of Violence” è un’opera assolutamente cronenberghiana nell’atmosfera e nei sottotesti che il film nasconde, intenti come al solito ad indagare con estrema raffinatezza l’inquietudine che si nasconde dietro l’apparenza dei normali rapporti interpersonali: anche qui dunque sotto la coperta della realtà si cela la mostruosità, l’alterità che pian piano viene allo scoperto. Semplicemente, stavolta il grande autore non sceglie la soluzione del fantastico per raccontare la propria idea, ma preferisce adoperare una storia che, dietro la propria semplice funzionalità, sembra scritta apposta per lui; ne è venuto fuori un film di affascinante complessità, che gioca proprio con questo suo essere al tempo stesso “normale” ed insieme pienamente angoscioso.

Molto merito della sua riuscita va al regista, ovviamente, ma anche alla livida ed intensa fotografia del fido Peter Suschitzky, abilissimo nell’espandere inquietudine e tensione sotterranea attraverso un illuminazione quasi naturale. Notevole spessore al lungometraggio è poi dato dall’interpretazione di attori di carisma come Ed Harris, William Hurt e Viggo Mortensen: la migliore in scena è comunque la sempre più brava Maria Bello, che speriamo assurga definitivamente a ruolo di star.

Opera densa nelle significazioni ed elegante sotto il punto di vista puramente estetico, “A History of Violence” ha forse il suo unico difetto nella lieve sensazione di auto-compiacimento che suscita negli spettatori, soprattutto in quelli che conoscono bene il cinema di Cronenberg. Già la sua opera precedente, il sopravvalutato “Spider” (id., 2002) lasciava presagire una certa “estetizzazione” del suo lavoro, ed in alcuni momenti anche quest’ultimo sembra confermarlo: soprattutto un finale che sembra scivolare di tono verso la commedia nera scopre in un certo senso l’atteggiamento disincantato dell’autore nei confronti della sua opera. Che rimane comunque di fattura eccelsa.