NOTIZIE

50 anni di Hollywood Party, un capolavoro da riscoprire

Un Peter Sellers al suo meglio nel Cult di Blake Edwards, un classico ricco di pregi e curiosità.

04.04.2018 - Autore: Mattia Pasquini
Per molti forse Peter Sellers sarà soprattutto l'Ispettore Cluseau de La Pantera Rosa, ma un genio come il suo - parzialmente raccontato nel poco celebrato Tu chiamami Peter - ha confini molto più ampi… se ne ha. E le radici che affondano nella tradizione di Buster Keaton e dei fratelli Marx, di Chaplin e Tati, Laurel & Hardy o Jerry Lewis sono quelle che un altro Maestro del cinema moderno come Blake Edwards non poteva non sfruttare per realizzare un crescendo rimasto nella Storia della Settima Arte: l'Hollywood Party del 1968.

La scarpetta persa dal nostro Cenerentolo "industano autentico", infatti, dà il via a una sequela di gag visive irresistibile. Per il pubblico, ma anche per molti degli avventori della cena rappresentata (e omaggiata dal nostro Enrico Montesano nel suo Aragosta a colazione), divisi tra lo sconcerto, l'ira più furibonda e la fascinazione naturale per un personaggio tanto naive. Un "ultimo" ante litteram - al pari del cameriere alcolista, suo degno compare, e dell'elefante contestatore - figura eversiva gettata nel campo 'nemico' a seminare il panico.



"Il regista Blake Edwards e il genio comico Peter Sellers, il brillante duo dietro La Pantera Rosa, torna insieme per questa esilarante commedia diventata un vero e proprio cult", recita la presentazione della 20th Century Fox Home Entertainment, che ci fornisce la seguente sinossi ufficiale: Dopo esser finito per errore in una lista di star di Hollwood, il maldestro attore Hrundi Bakshi si ritrova invitato ad una festa opulenta, insieme a sex starlet e altri membri d'elite. Purtroppo, le cose prendono una brutta piega e il party si trasforma in un disastro. Scarpe galleggianti, un'invasione di bolle e un elefante ribelle trasformeranno tanto la festa quanto la carriera di Hrundi in un disastro colossale, in questo folle capolavoro!

Una escalation - lenta ma inesorabile - di follia, un delirio solo apparentemente surreale e ampiamente cauto dal punto di vista registico, finisce per il dispensare perle, nascoste soprattutto nelle nicchie piu' impensate. Come i tanti blooper nascosti qui e li' - al di la' del famoso errore dell'orologio (un capostipite, tra i tanti 'errori' di cui si parla in genere) nel prologo metacinematografico - che restano gustose curiosità di un film che ha molto altro da scoprire



Come quella relativa alla sceneggiatura, in origine di sole 56 pagine e superata - durante le riprese - dalle improvvisazioni del protagonista e dalla scelta di girare in sequenza le scene, modificandole via via a seconda dell'evoluzione delle precedenti.

O ai tanti errori di posizionamento dei personaggi secondari che si possono notare, soprattutto nelle scene della seconda parte. Quando Sellers cade in piscina, e un cameriere in livrea rossa 'guadagna' diversi metri e posizioni da una inquadratura all'altra per aiutarlo, e quando i giovani hippy ballano e lavano l'elefante, cambiando costantemente posizione.

Furono diversi i legami con la serie della Pantera Rosa, unici altri film condivisi da protagonista e regista: dal caminetto disegnato per il film del 1963 e riutilizzato qui per volere dello scenografo Fernando Carrere allo sfruttamento della canzone Meglio stasera, che sentiamo in sottofondo nella scena del bagno, fino alla presenza di una piccola pantera rosa imbottita nella stanza dei ragazzi.



Quanto alla festa in sé, secondo alcuni ispirata a La notte di Michelangelo Antonioni, venne girata in interni, e principalmente in un enorme set costruito nello studio 'The Lot' in 1041 N. Formosa Avenue di West Hollywood, California (e non agli MGM studios di Culver City come spesso riportato).

Tornando alla trama, sono invece evidenti i riferimenti a Jacques Tati, come detto… Sia per la macchina con cui Bakshi arriva alla festa (simile a quella del protagonista in Le vacanze di Monsieur Hulot) sia per la rielaborazione della scena del ristorante di Tempo di divertimento.

Last but not least, una triste coincidenza: il film venne distribuito nelle sale proprio nel giorno dell'assassinio di Martin Luther King.