NOTIZIE

40 anni di King Kong: riscopriamo il classico di John Guillermin con Jessica Lange

Dopo aver rivisto recentemente l'adattamento di Peter Jackson, torniamo a celebrare il suo predecessore: il Kong della nostra generazione.

16.12.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Il 17 dicembre 1976 negli Usa e il giorno dell'antivigilia del Natale di quell'anno in Italia, arrivava nelle sale il King Kong di John Guillermin… Quello del nostro Carlo Rambaldi, di Jeff Bridges, ma soprattutto della splendida Jessica Lange, ipnotica e sensuale anche tra le enormi zampe del gorilla più famoso della storia del cinema. Un Primate che continua a imperversare sugli schermi sin dal 1933.



Romanzi, serie tv e film (compreso il 'filone giapponese') ci hanno presentato ampiamente l'ultimo dei Megaprimatus Kong dell'Isola del Teschio, riletto in maniera più o meno realistica, di dimensioni 'umane' o colossali (come nel prossimo Skull Island o nel Godzilla vs. Kong previsto per il 2020), ma poche versioni dell'Ottava Meraviglia del Mondo sono diventate iconiche quanto quella di cui ricorre il 40esimo anniversario.

Dopo i classici Kong in bianco e nero del '33 e successivi, quello regalatoci da lo scomparso Guillermin segnò di fatto una rivoluzione nella storia del 'personaggio', restando fino a quello del 2005 di Peter Jackson la più grande (sua) storia mai raccontata. Un 'entertainment' senza precedenti, lo definirono all'epoca, contestandogli difetti di sceneggiatura, ma ammettendo la fascinazione di alcuni momenti indimenticabili e della colonna sonora di John Barry… per non parlare della epica rivelazione della sensualità di Jessica Lange, al debutto, e delle tante curiosità legate alla realizzazione del film. Tra le quali abbiamo scelto quelle che seguono:



Prodotto da Dino De Laurentiis, il remake del classico fanta-avventuroso del 1933 deve molto agli effetti speciali animatronici di Carlo Rambaldi (raccomandato da Mario Bava, prima scelta della produzione), premiati con un Oscar. Con i suoi 12 metri, il suo Kong resta la più grande creatura meccanica mai realizzata. Anche se per le scene normali fu lo stuntman Rick Baker a recitare indossando una tuta e per quella in cui la Lange giace sul palmo della mano (idraulica) del gorilla, questa misurava quasi due metri e pesava 750 kg.

Nel film del 1933, Kong era invece un pupazzo articolato alto circa 45 centimetri, con uno scheletro di acciaio ricoperto di lattice e pelliccia di coniglio, animato a passo uno. Mentre in quello del 2005 fu realizzato con la tecnica della motion capture.



Per la voce del gorilla, fu il doppiatore veterano Peter Cullen a realizzare il celebre verso. Ma per l'incredibile sforzo Cullen si infortunò, arrivando persino a sputare sangue nella stessa cabina di registrazione. Senza per altro venire inserito nei titoli di coda del film.

Proprio un effetto sonoro utilizzato per il ruggito di Kong venne successivamente utilizzato in Arma letale 3 (1992): all'inizio del film, quando Riggs accidentalmente fa saltare l'edificio. Mentre questo crolla possiamo ascoltare il familiare suono.

A fare il provino, o a essere considerate, per il ruolo di Dwan non furono poche attrici, né poco importanti. A partire da Meryl Streep, respinta da Dino De Laurentiis perché "brutta", come lei stessa raccontò in un'intervista del 2008 con David Letterman, spiegando di aver sentito il commento in italiano dallo stesso produttore che non pensava lei capisse la propria lingua. Anche Barbra Streisand e Melanie Griffith vennero considerate e testate, ma furono Bo Derek e Britt Ekland addirittura a rifiutare dopo esser state scelte.



A lungo, le riviste dell'epoca hanno speculato sul fatto che Jeff Bridges e Jessica Lange avessero avuto una relazione sul set. Fatto poi rivelatosi falso, visto che i due protagonisti del film erano felicemente sposati e rimasti grandi amici proprio a partire dall'esperienza condivisa allora.

Come accaduto per la protagonista femminile, anche riguardo alla regia vennero valutati candidati diversi e di un certo nome… Come Steven Spielberg, considerato inizialmente, o i vari Roman Polanski, Michael Winner e Sam Peckinpah, ai quali venne offerto l'incarico, da tutti rifiutato.

Un rifiuto più 'doloroso' fu invece quello di Fay Wray, 'Bella' del film del 1933 e oggi novantenne, alla quale era stato offerto un cameo nel film, del quale non le piacque abbastanza la sceneggiatura.

Come base della realizzazione della creatura, visivamente e tecnicamente, vennero utilizzate una serie di fotografie realizzate da Federico De Laurentiis, figlio di Dino e produttore esecutivo del film, a un gorilla di nome Bum trovato in uno zoo locale.