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30 anni di Corto Circuito: piccolo grande cult da riscoprire

Storia e curiosità di un film entrato nel cuore di tanti grazie a un robot dai sentimenti umani, antesignano dei vari Chappie e Wall-E

08.05.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Da noi arrivò solo il 20 dicembre di quell'anno ma il 9 maggio del 1986 resta la data ufficiale della prima uscita cinematografica di Corto Circuito, titolo italiano dello Short Circuit di John Badham (La febbre del sabato sera, Tuono Blu) con Ally Sheedy e Steve Guttenberg. Il moderno Pinocchio immaginato dal regista di Wargames ha conquistato il cuore di tanti giovanissimi spettatori di allora con il nome di Numero 5, robot nato come arma da guerra dell'esercito degli Stati Uniti, ma poi in crisi di coscienza - e in fuga dai suoi stessi creatori - dopo aver acquisito la capacità di pensare autonomamnte dopo esser stato colpito da un fulmine.
Ad accompagnare questo strano Prometeo naive - entrato a ragione tra i suoi simili piu' famosi della storia del cinema - era allora la splendida ventiquattrenne protagonista di Breakfast Club (e del film del 1983 con Matthew Broderick, ovviamente), pronta a rischiare tutto per salvare il piccolo 'sopravvissuto', ultimo di cinque prototipi costruiti dalla NOVA Robotics, e paziente nello stargli vicina nella sua scoperta del mondo e nella sua vorace sete di conoscenza, insieme al suo creatore, il dottor Newton Crosby interpretato dall'indimenticabile Mahoney di Scuola di polizia. Ma questa favola pedagogica e molto meno infantile di quanto potrebbe apparire, ha davvero segnato intere generazioni (e analoghe star meccaniche di film famosi), e conquistato milioni di persone di ogni età. Inevitabilmente grazie a una serie di frecce nel proprio arco, motivi che ancora oggi ne fanno una piccola perla che merita di esser festeggiata, e della quale vale la pena ricordare alcune curiosità che non tutti potrebbero conoscere



Nello studiare il soggetto del film, Badham volle distaccarsi dallo stereotipo della 'macchina pensante' abusata dalla fantascienza. Dopo aver analizzato altri film sul genere, scelse quindi un approccio realistico concentrandosi su quelle che sarebbero state le reazioni della gente comune e degli stessi 'cacciatori' di Numero 5.

Anche per questo, fu una scelta precisa quella di concentrare una grande parte (1.4 milioni di dollari) del budget del film proprio sulla realizzazione del protagonista meccanico, perché fosse in grado di interagire direttamente con gli altri attori sul set (anche grazie al doppiaggio di Tim Blaney). Aiutato dal basso costo del film, nel suo complesso, Badham scelse di realizzare diverse versioni di Numero 5, da usare in diverse situazioni nelle varie scene, e una telemetry suite, uno scheletro metallico che indossato permetteva di controllare i movimenti del braccio robotico.

Proprio uno dei bracci di Johnny 5 appare nell'episodio Prototipo (il numero 13 della seconda stagione) della serie Star Trek: Voyager.



Il nome completo del robot era in realtà SAINT Number 5, con l'acronimo SAINT a indicare lo "Strategic Artificially-Intelligent Nuclear Transport".

Scelto di approfittare di effetti meccanici e non della inizialmente considerata stop motion, anche i movimenti della testa e degli occhi di Numero 5 (del peso complessivo di 113 chili) dovevano esser fatti per dare verosimiglianza al soggetto. Per questo si utilizzarono tre diverse teste radiocomandate, perché le espressioni facciali fossero adatte alla scena da girare, e si scelse di realizzare delle speciali 'sopracciglia' (con la scusa della necessità di dotare le cam oculari di adeguati schermi solari).

Quando Stephanie e Numero 5 ballano, si tratta di More Than a Woman dei Bee Gees, già sfruttata per La febbre del sabato sera (1977) dello stesso regista. Il quale provò personalmente la scena con Ally Sheedy. I due avevano già collaborato anche in Wargames - Giochi di guerra (1983), con il quale il presente film condivide anche alcuni effetti sonori computerizzati usati.



Altre citazioni, esplicite, del film sono quella di Scarface - Lo sfregiato (1932), che il robot guarda in televisione e poi tenta di imitare facendo volteggiare una moneta (nella realtà legata a un filo), il corto de I tre marmittoni/The 3 Stooges Woman Haters (1934) e - indirettamente - il Terminator del 1984, i cui robot futuristici hanno ispirato quelli del film.

Responsabile degli effetti e delle animazioni fu Eric Allard, scelto per il lavoro fatto in Let's Go (1985), cortometraggio sul rapporto tra un ragazzo e il suo robot di nome Pal.

John Badham appare in una breve sequenza, in uno dei più classici cameo. È lui, infatti, il cameramen del telegiornale che vediamo quando i reporter arrivano alla porta di Stephanie per intervistarla.

In una ancor più breve immagine, mentre Stephanie trova Numero 5 nel suo camioncino, si può vedere anche l'indirizzo sulla cassetta postale: S. Speck, 3101 Misty Pines Ave.

Dopo la stesura di uno script nel 1989 (riscritto l'anno dopo), nel 2008 la Dimension Film acquistò i diritti per un terzo film - dopo che il Corto Circuito 2 non ebbe in realtà grande fortuna - nel quale un nuovo ragazzo incontrava Numero 5 e ne diventava amico. Il dubbio sul fatto che il film potesse essere un reboot o un sequel venne risolto nel 2013, quando l'annuncio che si stava progettando un vero e proprio remake del cult nel quale Fisher Stevens sarebbe dovuto tornare al ruolo di Ben (chissà con quale cognome, però, visto che nel primo e nl secondo il suo cambiava…). Stiamo ancora aspettando.