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27 Volte in bianco

Già coreografa di valore e regista dell'inaspettato successo di "Step Up", Anne Fletcher torna dietro la macchina da presa e dirige "27 volte in bianco" con mano sicura.

27 volte bianco

12.03.2008 - Autore: Adriano Ercolani
La giovane Jenny Nichols (Katherine Heigl) si sente decisamente a suo agio ai matrimoni, soprattutto quando si può occupare dell’intera organizzazione. La sua è diventata una specie di patologia, tanto che è stata damigella d’onore in ben 27 occasioni, nell’attesa un giorno di poter vestire l’abito da sposa. Jenny è segretamente innamorata del suo capo, George (Edward Burns) e sta per dichiararsi a lui proprio nel momento in cui in città arriva sua sorella Tess (Malin Ackerman), e la scintilla proprio con George scoppia all’istante. In pochi giorni Jenny si ritrova così a dover organizzare proprio il matrimonio tra sua sorella ed il suo capo: a complicar ulteriormente la situazione già difficile compare poi il giornalista Kevin Doyle (James Mardsen), che nonostante il suo cinismo ed il suo atteggiamento scettico nei confronti del matrimonio sembra essere attratto dalla storia e soprattutto dalla personalità di Jenny…

Pur confezionato con una discreta professionalità, “27 volte in bianco” (27 Dresses, 2008) alla fine non riesce a convincere del tutto. Nonostante ci siano due o tre momenti in cui ci si diverte, che sono poi quelli che più rispettano le regole della “sophisticated comedy” hollywoodiana, i meccanismi narrativi che fanno avanzare la storia sono decisamente ripetitivi, ed in almeno un paio di situazioni troppo macchinosi per non disperdere l’attenzione degli spettatori, anche dei più affezionati al genere. L’intera pellicola è costruita sul personaggio romantico e vagamente ingenuo che Katherine Heigl ha avuto tempo di mettere a punto nella serie Tv “Grey’s Anatomy” (id., 2004), ed anche la cinema funziona ma solo limitatamente, in quanto avrebbe bisogno di alcune correzioni ed approfondimenti per equilibrarla ad un’opera conclusa che dura al massimo due ore. L’attrice poi risulta abbastanza simpatica, ma deve ancora dimostrare di possedere le capacità necessarie per sostenere tutto un lungometraggio sulle proprie spalle.

Tra i personaggi secondari appare del tutto sbagliato dare ad Edward Bruns quello del capo affascinante, oppure a Malin Ackerman quello della sorella civetta e vamp, mentre funzionano molto meglio James Mardsen e Judy Greer, grazie soprattutto alle loro lodevoli qualità di attori comici.

Insomma, a vedere “27 volte in bianco” forse alla fine non ci si annoia, ma da qui a promuoverlo come commedia da vedere ce ne passa. La regista Anne Fletcher, già coreografa di valore e regista dell’inaspettato successo di “Step Up” (id., 2006), ha diretto la pellicola con mano sicura ma mai troppo originale, creando uno spettacolo raramente in grado di proporre al pubblico un cambio di ritmo anche solamente estetico.