L'industriale

L

Nicola è il titolare di una fabbrica, ereditata dal padre, che adesso è sull'orlo del fallimento. Nicola si ritrova strangolato dai debiti e dalle banche, nella Torino che vive la grande crisi economica che soffoca tutto il paese. Ma è orgoglioso, tenace. Ha deciso di risolvere i suoi problemi senza farsi scrupoli, esattamente come le finanziarie che lo vorrebbero al tappeto. Laura, sua moglie, è sempre più distante. La sta perdendo, se ne è accorto, ma non fa nulla per colmare la distanza che ormai li separa. Assediato dagli operai che lo pressano per conoscere il loro destino, in attesa di concludere una joint venture con una compagnia tedesca, Nicola avverte che qualcosa sta turbando l'unica certezza che gli è rimasta: il matrimonio. Ma invece di aprirsi con Laura comincia a sospettare di lei. E a seguirla di nascosto. Tutto precipita. I tedeschi rifiutano l'accordo e Laura annuncia che ha intenzione di separarsi. Nicola annaspa e tira fuori il peggio di sé. Poi la ruota della vita di Nicola gira. Tutto sembra tornare a posto: l'azienda, il matrimonio, il successo sociale. Ma Nicola ha più di un segreto e Laura non tarderà a smascherarlo.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
L'industriale
GENERE
NAZIONE
Italia
REGIA
CAST
SITO UFFICIALE
DISTRIBUZIONE
01 distribuzione
DURATA
94 min.
USCITA CINEMA
13/01/2012
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2012

Se con la sua cosiddetta trilogia sul potere (militare con “Gott mit uns”, giudiziario con “Sacco e Vanzetti” e religioso con “Giordano Bruno”) Giuliano Montaldo si era soffermato negli anni '70 sulle fondamenta che reggono gli stati occidentali, mettendone a nudo i possibili abusi, con “L'industriale” il suo occhio analitico sulla società si lega a filo doppio con l'attualità. Al centro della storia infatti c'è un imprenditore stritolato dalla crisi, tra debiti a cui non si riesce a far fronte, scorte in magazzino che continuano ad accumularsi e una possibilità di rilancio a cui sembra credere solo lui. Questo suo malesseresi ripercuote sulla sua vita privata: il legame con la moglie diventa sempre più flebile e il rischio di un fallimento “totale” (lavoro ed affetti) della sua vita sembra dietro l'angolo.

Montaldo parte bene. Il modo in cui si focalizza sui problemi amministrativi e finanziari della fabbrica, sulla testardaggine del suo protagonista che vuole continuare a “credere” in una ripresa nonostante le reazioni contrarie tanto delle banche che della sua famiglia sono covincenti. Ben presto l'aspetto “lavorativo” lascia spazio a quello privato e molte delle buone aspettative create si sgretolano velocemente a favore della classica storia di corna borghesi. Come la crisi nel lavoro diventi si ripecuoti sul matrimonio è senza dubbio un'osservazione valida ed interessante, ma Montaldo e il suo co-sceneggiatore Andrea Purgatori sacrificano troppo a favore di questa, non solo a livello di tempi narrativi, ma anche in termini di regia. E' un vero peccato perché Montaldo dimostra di sapere il fatto suo, carica di drammaticità e tensione latente molti passaggi (merito sia della fotografia desaturata che di un bravissimo Pierfrancesco Favino) e trova una soluzione narrativa poco prima del finale che risulta credibile e catartica (senza svelarvela nel dettaglio, vi basti sapere che si basa sul fondamento che alla fine la “creatività” italiana è vincente anche davanti la razionalità tedesca).

E se Pierfrancesco Favino, come detto, regge bene le fila del racconto, dall'altra Carolina Crescentini, per quanto si impegni, soprattutto nella prima parte del film, sembra non riuscire a scrollarsi di dosso il ruolo di Corinna Negri in “Borise spesso si attende avidamente che Renè Ferretti la interrompa. In definitiva L'industriale” risulta così un film a metà: le sue riflessioni arrivano a destinazione, ma è comunque vittima di tanti, medi, ma ben distribuiti errori e difetti (di regia, di sceneggiatura, di interpretazioni) che la sensazione di un'occasione mancata è la sensazione preponderante quando si esce dalla sala.

di Andrea D'Addio