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'I cavalieri che fecero l'impresa'

'I cavalieri che fecero l'impresa'

i cavalieri che fecero l'impresa

06.04.2001 - Autore: Maria Stella Taccone
Unincursione nel Medioevo segnata da azioni efferate e riti raccapriccianti (a detta del regista tutti documentati, n.d.r.) quella compiuta da Pupi Avati col kolossal miliardario \"I cavalieri che fecero limpresa\". La dichiarata passione del cineasta emiliano per le chanson de geste ed in particolare per il ciclo arturiano, non lo aiutano tuttavia a riuscire nella sua missione, quella di far appassionare il pubblico ad un genere ormai poco frequentato dal cinema nostrano ed alle gesta dei suoi imperfetti eroi. La ragione crediamo risieda nel fatto che il racconto per immagini stenta a staccarsi dalla pagina scritta e così i personaggi che, nonostante i loro umani difetti, appaiono troppo letterari. Una certa freddezza e una totale mancanza di ritmo rendono la pellicola terribilmente noiosa, malgrado la pregevole ricostruzione ambientali, la ricercatezza dei costumi, i suggestivi giochi cromatici ed un tema musicale di grande impatto. Non aiutano il film la durata fiume (2h e 27, n.d.r.), né il cast. Poco plausibili e goffi sono gli eroi. Fisicamente giusto sarebbe Thomas Kretschmann (\"U-571\"), peccato che abbia lespressività di un monolite! Poco adatto al ruolo, ma bravo, è il giovane Edward Furlong (\"Animal Factory\"). Troppo sopra le righe Marco Leonardi (\"Come l¹acqua per il cioccolato\"). Anonimo il francese Stanislas Merhar (noto in Italia per aver interpretato il figlio di Ornella Muti nella recente versione televisiva de \"Il conte di Montecristo\", n.d.r.). Apprezzabile, almeno per il coraggio di tentare strade nuove, Raoul Bova. Straordinari come sempre sono invece Carlo Delle Piane e F. Murray Abraham (\"Amadeus\").    
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