Hunger

Hunger - Locandina

Le ultime sei settimane di vita di Bobby Sands, terrorista dell'IRA che guidò i detenuti del carcere di Maze in uno sciopero della fame prolungato, per i diritti dei prigionieri.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Hunger
GENERE
NAZIONE
United Kingdom
REGIA
CAST
SITO UFFICIALE
DISTRIBUZIONE
Bim
DURATA
96 min.
USCITA CINEMA
27/04/2012
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2012

Girato con uno stile minimalista, che predilige lunghi piani
sequenza composti da un'unica inquadratura fissa e parecchie elissi
narrative
, “Hunger” racconta con crudo realismo il calvario personale di Bobby Sands (Fassbender), attivista dell'IRA che nel 1981 guidÒ i detenuti della
prigione di Long Kesh in uno sciopero della fame per ottenere dal
governo britannico lo status di prigionieri politici. McQueen indugia
spesso e volentieri in particolari raccapriccianti, come le celle
costantemente cosparse di feci – uno dei metodi utilizzati dagli
attivisti, che rifiutavano anche di lavarsi – nonchÉ piaghe, ferite,
lividi, sangue.



E d'altra parte, il corpo È sempre al centro della messa in scena di McQueen:
un corpo umano straziato dalle botte, dalla fame, dalle infezioni,
lacerato tanto quanto quello dell'Irlanda del Nord, divisa dalle lotte
intestine tra cattolici e protestanti, ma anche tagliata in due da una
frattura che ne dilania la storia. Il film si apre sul particolare della
mani piene di lividi di Raymond Lohan (Stuart Graham,
foto sopra), un secondino del carcere specializzato nelle pene
corporali. Il regista lavora, come detto, di sottrazione, ci mostra solo
questo individuo dall'esistenza banale mentre si alza, si veste, fa
colazione e prende l'auto per andare al lavoro. Ma le sue mani, quei
lividi sulle nocche, assumono un significato completamente nuovo quando
accostate alle figure dei detenuti, i volti tumefatti, il corpo
sanguinante.



McQueen sceglie coraggiosamente di introdurre il protagonista solo dopo
venticinque minuti di film, nei quali si È concentrato su altri due
detenuti, quasi a voler sottolineare quanto questa non sia solo la
storia o la tragedia personale di Bobby Sands, ma di tanti altri ragazzi
come lui. PerÒ attenzione: il regista non li dipinge sotto una luce positiva, ma nemmeno negativa.
Sceglie un'obbiettivitÀ, un rigore clinico che perÒ risulta ancora piÙ
efficace nel calare lo spettatore nell'inferno del carcere, e nelle vite
di queste persone disposte a tutto, anche a morire, pur di raggiungere
un ideale.



Fassbender È eccezionale nel ruolo di Sands, e si
capisce facilemente come mai sia esploso dopo questo film. Nel suo
sguardo c'È una fermezza lucida, il suo corpo È un fascio di nervi e la
dieta con cui È dimagrito per filmare la parte conclusiva del film
farebbe invidia al miglior Christian Bale. Sands diventa quasi un Cristo, ferito, avvolto in un lenzuolo e gracile come una piuma. Ma il piatto forte È un piano sequenza di diciassette minuti, in cui Sands parla con un prete (Liam Cunningham)
e gli illustra il suo punto di vista, spiegando perchÉ ha deciso per lo
sciopero della fame. La scena È girata con la macchina da presa fissa, e
per gli attori È stata una bella sfida: Fassbender e Cunningham hanno
addirittura vissuto insieme per un periodo, nel quale la provavano dalle
dodici alle quindici volte al giorno. Il risultato È una sequenza
ipnotica e fortissima, biglietto da visita eloquente di un grande film, che purtroppo finora È stato completamente ignorato in Italia.
Lo si trova, perÒ, in DVD in edizione tedesca e inglese. Purtroppo, in
entrambi i casi, mancano i sottotitoli italiani, fondamentali perchÉ il
forte accento irlandese rende praticamente incomprensibili molti
dialoghi.




di Marco "TNT" Triolo