X-Men: Apocalisse

X-Men: Apocalisse

Fin dall’alba della civiltà, è stato venerato come un Dio. Apocalisse, il primo e più potente mutante degli X-Men dell'universo Marvel, ha accumulato i poteri di molti altri mutanti, diventando immortale e invincibile. Risvegliandosi dopo migliaia di anni, resta deluso dal mondo e recluta un gruppo di potenti mutanti, fra cui un amareggiato Magneto, affidando loro il compito di purificare l'umanità e di creare un nuovo ordine su cui regnare. Mentre il destino della Terra è in bilico, Mystica, con l'aiuto del Professor X, deve mettersi alla guida di un gruppo di giovani X-Men nel tentativo di fermare il loro più grande nemico e di salvare l’umanità dalla totale distruzione

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
X-Men: Apocalypse
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
20th Century Fox
DURATA
147 min.
USCITA CINEMA
18/05/2016
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2016
di Mattia Pasquini

Per chi si fosse lamentato delle banalità di Batman v Superman: Dawn of Justice o della piattezza - al di là dei coreografici scontri - di Captain America: Civil War, ecco X-men: Apocalypse, l'inattesa cartina di tornasole capace di farci rivalutare l'uno e l'altro… Come dire, una delusione. Profonda e netta. Sicuramente non era facile inserirsi in una saga nata nel 2000 e che tra balzi in avanti e all'indietro ha raccontato l'esplodere del fenomeno mutante - e della relativa paura - nei primi anni '70, ma la sospensione dell'incredulità richiesta inizia a chiedere il conto, come anche la pazienza nell'accontentarsi del grande sfoggio di superpoteri da parte di un numero di eroi secondo solo a quello di Conflitto finale del 2006.

Ma se le ultime notizie (fonte: lo stesso produttore Simon Kinberg) parlano di un prossimo capitolo ambientato negli anni '90, le cronache ci raccontano di una serie di film di ben altro tipo. Ennesimo e dovuto sequel di Wolverine a parte, i prossimi passi dello X Universe dovrebbero essere il Gambit con Channing Tatum, l'X-Force con Cable e Deadpool e lo spinoff The New Mutants. Con buona pace dei progetti su Magneto, Emma Frost e quello su Mystica, che sarebbe il palcoscenico sbagliato per la pur brava (ma a volte troppo sicura della bontà di progetti ai quali si avvicina per passione o affetto, vedi Joy) Jennifer Lawrence. Scelte che, se confermate, indicherebbero una correzione di rotta - coerente con quanto mostrato dalla Marvel negli ultimi anni - dalla quale purtroppo è rimasto fuori questo tanto atteso Apocalypse.

Si punta molto sulla presenza scenica dei grandi vecchi - Michael Fassbender e James McAvoy su tutti - inseriti in uno schema sostanzialmente accettabile per un albo a fumetti, ma che sul grande schermo mostra diverse crepe. Intanto nella caratterizzazione dei personaggi, che in molti casi (ovviamente si parla delle new entry) risultano fin troppo monotoni nel loro sfoggio di timidezza dovuta all'età e inadeguatezza al compito fronteggiato. E se la Jean Grey di Famke Janssen era forse troppo scaltra e smaliziata, non basta la Giovinezza a spiegare la passività di Sophie Turner (apprezzata Sansa Stark del Trono di Spade, dove sicuramente il contesto l'aiutava), come a non far rimpiangere il Nightcrawler di Alan Cumming.

Lo sfruttamento - per l'ennesima volta - dell'apparizione di Jackman/Wolverine non fa che confermare l'impressione di 'dovuto' che ammanta molte delle scelte cui si assiste nel graduale accumularsi di volti, backstories e connessioni potenziali. In molti casi abbandonate per una comprensibile necessità di sintesi, alla quale continua a non corrispondere il coraggio di rinunciare a qualcosa di 'atteso' in nome di sorprese nell'intreccio.

Che Almeno contrastino le delusioni, anche nelle scene di battaglia, nelle quali la reazione emotiva più bruciante - oltre che per lo stesso Villain, l'immortale e onnipotente Mutante 0 della storia En Sabah Nur/Apocalisse, prima vittima del poco equilibrio tra gestione di tanti soggetti e il tempo a disposizione - potrebbe essere la rabbia provata nel vedere potentissimi telepati 'costretti' a stimolarsi le tempie per scatenare il proprio potere o l'inerzia di alcune altre figure nodali banalizzate proprio nel momento della verità.

Rabbia anche nel sentirsi presi per la gola nell'ammirare la mise della Psylocke di Olivia Munn, fastidiosamente sottoutilizzata sullo schermo e ridotta a mera super-velina costretta a regalare un paio dei suoi adorabili broncetti, o nel sentirsi spinti all'applauso nella reiterazione dello slow-motion del Quicksilver di Evan Peters, chiamato a replicare lo show del precedente film e ad evidenziare la sua crisi familiare (lasciata comunque in sospeso) dopo averla accennata in quella stessa suddetta scena. IL problema ora sarà conciliare le incongruenze cronologiche di una saga che rischia di restare avviluppata nel proprio stesso continuum e gestire il team di characters senza operare delle salutari scelte. Siamo ottimisti, nonostante questo nuovo passo falso del demiurgo Bryan Singer. Vogliamo esserlo. Anche se la deriva dei cinecomic cui stiamo assistendo non sembrerebbe consentirlo…