Vox Lux

Vox Lux

Nel 1999, l'adolescente Celeste (Raffey Cassidy) sopravvive a un tragico incidente. Dopo aver cantato per la prima volta a un funerale, Celeste decide di diventare una pop star con l'aiuto della sorella cantautrice (Stacy Martin) e di un talentuoso manager (Jude Law). L'arrivo del successo e la perdita dell'innocenza coincidono con uno sconvolgente attacco terroristico contro l'intera nazione e Celeste diventa improvvisamente un'icona americana e una superstar mondiale. Nel 2017, Celeste (Natalie Portman), ormai adulta, è determinata a tornare in vetta dopo uno scandaloso incidente che ha fatto vacillare la sua carriera. Durante il tour per promuovere il suo sesto album dal titolo “Vox Lux”, la pop star è costretta ad affrontare tutte le sue paure e le sue fragilità di giovane donna.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Vox Lux
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Eagle Pictures
DURATA
110 min.
USCITA CINEMA
12/09/2019
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2018
di Marco Triolo

La strage di Columbine, il terrorismo, il gun control, l'ascesa di una pop-star, la sua crisi. C'è tanta carne al fuoco in Vox Lux, opera seconda di Brady Corbet, regista de L'infanzia di un capo. Un film che conta sullo star power di Natalie Portman e Jude Law per vendere una merce ben poco “popolare”. Vox Lux è infatti un indie duro e angosciante, raccontato quasi come un thriller. Un tappeto di inquietanti musiche sinfoniche accompagna un'opera che va in direzione opposta rispetto a tanti film sull'industria della musica. La fotografia è cupa, giocata su colori freddi, e il Sogno Americano si muove al contrario: promette il riscatto da una vita qualunque ma regala solo altra sofferenza.
 
Vox Lux prende il via nel 1999, quando la giovane Celeste (interpretata dalla Raffey Cassidy de Il sacrificio del cervo sacro) si salva per miracolo da una strage scolastica che ricorda da vicino quella di Columbine. Ferita alla spina dorsale e traumatizzata, Celeste inizia a scrivere canzoni per affrontare la riabilitazione, e così nasce una stella. Diciotto anni dopo, nel 2017, Celeste (ora Natalie Portman) è una pop-star internazionale di enorme successo, ha una figlia adolescente (interpretata sempre dalla Cassidy) ma è tossicodipendente, esausta e in rotta con la sorella. In mezzo a tutto questo, in concomitanza con il lancio del suo nuovo album e poco prima di una data importante del tour, è anche costretta a fare i conti con un grave episodio: un gruppo di terroristi ha falciato dei turisti in una spiaggia croata, indossando maschere ispirate a un suo video.
 
Showbusiness e violenza vanno a braccetto nella visione di Corbet. I terroristi si riprendono mentre fanno la strage, e una strage scatena la scintilla della creatività di Celeste. Ma, al di là di questo, si fatica a capire che cosa il regista volesse realmente dire affiancando questi due elementi. C'è sicuramente una riflessione sulla brutalità che pervade l'America e che nasce da un individualismo che non può avere ramificazioni positive. Nemmeno la famiglia, di sangue o meno, resiste di fronte alla spinta inesorabile verso l'affermazione di sé che ha reso gli Stati Uniti quello che sono.
 
Eppure sembra di assistere a due film diversi, sovrapposti senza una reale idea di come gestire questo confronto. La divisione in capitoli non aiuta la coesione, così come è straniante la trovata di dedicare il terzo atto a una lunga esibizione live di Celeste/Portman (con brani scritti da Sia). Quasi che mostrare il successo all'opera basti a dimostrare la confusa tesi del film, ovvero che lo spettacolo è la nuova religione del 21° Secolo.
 
Corbet è certamente un regista di talento, capace di evocare atmosfere lugubri e inquietanti, quasi disperate, e di fotografare il suo Paese da un punto di vista per nulla lusinghiero o consolatorio. Ma dovrà imparare a essere un po' meno pretenzioso e a focalizzare meglio questo talento senza sacrificarlo all'altare della spocchia d'autore.