La Notte del Giudizio: Election Year

La notte del giudizio: Election Year

La Notte del Giudizio 3 Election Year È il nuovo terrificante capitolo sulle 12 ore di anarchia totale che vengono proclamate ogni anno dai Nuovi Fondatori d'America. Sono passati due anni dagli avvenimenti narrati nel precedente capitolo. Leo Barnes È ora impegnato a guidare la sicurezza della senatrice Charlie Roan. La sua missione È diventata la protezione di questa donna durante la controversa e contestata corsa per la presidenza. Come Leo, la senatrice Roan ha subito delle tremende perdite nella propria vita: oggi È l'unico membro della propria famiglia ad essere sopravvissuta a una Notte del Giudizio di tanti anni fa ed ha dedicato la propria vita e campagna presidenziale per abolire un rituale che colpisce i poveri e gli innocenti. Proprio questa posizione l'ha resa sempre piÙ popolare con il grande pubblico ma l'ha anche trasformata in un obiettivo sensibile per i suoi avversari. Nell'area di Washington D.C. sono pochi i politici a preoccuparsi del destino dei cittadini, a meno che non ci sia l'opportunitÀ di scattare una foto elettorale.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
The Purge: Election Year
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Universal Pictures Italia
DURATA
105 min.
USCITA CINEMA
28/07/2016
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2016
Nel 2013 James DeMonaco aveva trovato un interessante sviluppo di certe fantasie ricorrenti alla 'The Strangers' e di rassicuranti catarsi di incubi moderni alla 'You’re Next' (che citammo nell'interessante excursus sulle Final Girls): il suo The Purge aveva saputo scuotere il pubblico e suggerire nuovi temi su cui confrontarsi a critici e aspiranti sociologi. Purtroppo il successivo aveva patito i difetti tipici di un sequel nato più da necessità commerciali che da urgenze creative. Evidentemente dando utili indicazioni che la produzione - e lo stesso regista/sceneggiatore - deve aver saputo seguire per questo La Notte del Giudizio: Election Year.

Il terzo capitolo di questa sorta di saga - apparentemente (ma non ci scommetteremmo) giunta alla sua conclusione - non torna infatti entro le quattro mura dell'assedio originale, né si perde per le strade di una qualsiasi città riempiendole di bande e di pericoli letali, tutti uguali tra loro e incapaci di trasmettere una vera tensione. Riesce invece a sfruttare una backstory - non troppo originale e in fondo prevedibile - per dare un senso all'azione, sintetizzando le due esperienze precedenti in modo da poter rispondere alle aspettative del pubblico.

Maniaci di bassa lega, attratti dalla possibilità di "Halloween per adulti" e da trasgressioni da turismo 'sessuale' (qui, ovviamente, 'criminale'), stranieri "venuti nel nostro Paese per delinquere", figure carismatiche alle quali affidare la narrazione (come il redivivo Leo barnes di Frank Grillo o l'eroico Marcos di Joseph Julian Soria) e politici pronti a fare della mattanza il terreno di uno scontro personale (con l'ormai immancabile promessa Presidente degli Stati Uniti donna, tanto per rinnovare gli scongiuri della 'povera' Hillary) si rubano la scena in un succedersi ragionato di situazioni critiche. Stavolta più interessanti da seguire, senza lasciarsi confondere dal loro accumulto indiscriminato, per quanto ancora elementi di una vicenda frammentaria, finalmente non troppo prolungata e organizzata lungo due direttrici principali, destinate a incontrarsi (per fortuna limitando i danni).

In questo senso risulta innecessaria l'inclusione della religione come tema, e dei clichè relativi a sette e collusioni varie… Una deriva che cozza con il resto della messa in scena, per quanto risponda in maniera omogenea alla suddetta costruzione di un background coerente con la nuova location scelta, quella di Washington, preferita alla violenta e stereotipata Los Angles. Un buon terzo capitolo, per idee e realizzazione, nel quale però sembra già scorgere la stanchezza e la noia di un 'non franchise' a rischio prosecuzione e del quale sarebbe inutile continuare a raccontare gli esiti in ulteriori episodi. Sperando che produzione e DeMonaco non abbiano già altri piani…

Mattia Pasquini