The Boy

The Boy

Alla ricerca di un nuovo inizio dopo un passato travagliato, una giovane donna americana si rifugia in un isolato villaggio inglese. E' qui che Greta (Lauren Cohan) viene assunta da una coppia di anziani genitori in una maestosa villa vittoriana per fare da babysitter al loro figlio di otto anni, Brahams. Ben presto Greta scoprirà che quel ragazzo altri non è che una bambola a grandezza naturale che i signori Heelshire trattano come un bambino vero. Tutto comincia ad incupirsi quando Greta, rimasta sola, ignora le rigide regole imposte dalla coppia e inizia un flirt con un bell'uomo del villaggio, Malcolm (Rupert Evans). Una serie di eventi inquietanti e inspiegabili, ai limiti del soprannaturale, la convincono che è circondata da un mistero terrificante.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
The Boy
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Eagle Pictures
DURATA
98 min.
USCITA CINEMA
12/05/2016
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2016
di Mattia Pasquini

Continua l'attrazione tra horror e bambini, già testimoniata (come raccontammo) da una lunga serie di antecedenti. Una relazione che il The Boy di William Brent Bell (La metamorfosi del male, L'altra faccia del diavolo) sceglie di rappresentare in maniera diversa pur affidandosi a cliché del genere. Un classico, che da manichini per ventriloqui, Bad Pinocchio ai più recenti May e Annabelle, ha spesso evitato le più esplicite bambole assassine o certi feticci aborigeni per puntare sulla tensione psicologica e sulle debolezze del nostro razionalismo alle prese con fenomeni apparentemente inspiegabili…

Sherlock Holmes ci insegna che una volta eliminato l'impossibile ciò che rimane, per quanto improbabile, dev'essere la verità, eppure sul grande schermo domina la sospensione dell'incredulità. Ed è a essa che si affida il regista statunitense, che già nello Stay Alive del 2006 aveva utilizzato un 'gioco' per ingabbiarci nelle sue logiche trrificanti. E che oggi vuole convincerci della natura soprannaturale di un bambolotto in ceramica che una coppia di anziani - e la giovane babysitter Lauren Cohan di The Walking Dead, vittima di turno - trattano come un bambino vero, persino piuttosto permaloso e viziato.

Non ci sono picchi, né eccellenze, mentre lo sviluppo della vicenda risolve in maniera piuttosto prevedibile e convenzionale - pur con scelte apprezzabili di suono, scenografia e fotografia - il climax costruito sulla base della nostra disponibilità. Eppure nel complesso, e per ampi tratti, la tensione non cala. Nemmeno all'apparire del Rupert Evans di Hellboy e Agora, funzionale ma poco incisivo. E senza ricorrere a efferatezze innecessarie o biechi escamotage.

La critica quasi sociale e classista e il gioco mentale che riesce a instaurare restano elementi a favore di questa buona prova di genere, piuttosto asciutta se non originale. L'ambiguità crescente - a tratti anche sessuale - non si perde nello svelamento del mistero. E anzi, anche il finale, potenzialmente aperto, risponde più a un modello narrativo che alla reale possibilità o velleità di prolungare la vita della storia con un ipotetico sequel (come per fortuna sempre più produzioni, soprattutto minori o indie, rinunciano a fare, salvo prodotti dichiaratamente realizzato per il direct-to-video).