Submarine
Il quindicenne Oliver si pone due obiettivi: perdere la verginità prima del suo prossimo compleanno e impedire che sua madre lasci suo padre per il suo stravagante maestro di danza.
Se qualche spettatore italiano di spiccata curiosità è riuscito a vedere la serie britannica di culto “The IT Crowd” (2006-2010), conoscerà allora il nome di Richard Ayoade e le sue spiccati doti d'attore comico. E altrettanto allora capirà
come non si poteva non correre a vedere il suo film da regista “Submarine”, già presentato con successo all'ultimo festival di Berlino.
Distribuito in America grazie allo sforzo dei fratelli Weinstein e di un produttore esecutivo d'eccezione come Ben Stiller, il film è liberamente ispirato al romanzo di Joe Dunthorne, che vede come protagonista il quindicenne Oliver Tate (Craig Roberts), diviso tra l'amore per la compagna di classe Jordana (Yasmin Paige)
e l'ansia per i suoi genitori, coppia alla fine del loro matrimonio.
Rispetto alla comicità sulfurea e sopra le righe a cui Ayoade ci ha
abituato con “The IT Crowd” ci troviamo invece di fronte a un film dai toni surreali, spigliati e insieme delicati.
La prima parte della pellicola, che definisce i toni e le relazioni tra
i personaggi, è senza dubbio quella più riuscita: momenti
divertentissimi, trovate di regia tanto semplici quanto efficaci e la
capacità degli attori di dare spessore ai figure ben scritte.
“Submarine” si presenta dunque come una classica storia di coming-of-age che pian piano un piccolo grande gioiello di comicità.
Ma la versatilità e l'ingegno del cineasta non si fermano soltanto a
questo, che già sarebbe più che abbastanza: col progredire della storia e
dei conflitti interiori di Oliver, il film assume pian piano, dei toni
drammatici di notevole impatto emotivo, fino ad arrivare a trasformarsi
in maniera fluida e mai forzata in un melodramma molto commovente.