Oltre le colline

Oltre le colline - Locandina

Dopo essere tornata dalla Germania in un isolato convento ortodosso in Romania, Alina ritrova l'amica Voichita, che ama dai tempi in cui si erano incontrate da bambine in orfanotrofio. Alina vorrebbe convincere Voichita a lasciare la Romania e a seguirla in Germania, ma l'amica ha ormai trovato conforto nella fede e considera le suore e il sacerdote come una famiglia. Nel tentativo di riconquistare Voichita, Alina entra in competizione con il sacerdote ma, dopo essere finita in ospedale, viene ritenuta da tutti posseduta dal demonio e, in seguito ad alcuni comportamenti inspiegabili, in convento si vedono costretti a legarla a un tavolo di legno per evitare che possa fare o farsi male. Con l'aggravarsi della situazione, il prete e le suore decidono di mettere in atto un esorcismo il cui risultato sconvolge Voichita per sempre.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Dupa dealuri
GENERE
NAZIONE
România
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Bim
DURATA
150 min.
USCITA CINEMA
31/10/2012
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2012

Parlare di Oltre le colline, ultimo, intenso film di Cristian Mungiu, non è cosa semplice. In due ore e mezza, il regista parla di tante cose mescolando melodramma, neorealismo e persino alcuni archetipi horror rivisti e stravolti, per confezionare un'opera densa che non mancherà di dividere il pubblico. Da un lato, ci sarà chi ne loderà la messa in scena austera, dall'altro chi la giudicherà lenta e noiosa.

La verità, come spesso accade, sta nel mezzo: Oltre le colline è un lavoro ambizioso, fatto di immagini costruite con grande perizia. È la storia d'amore tormentata tra due donne, un amore proibito sullo sfondo di un monastero ortodosso guidato da un prete (Valeriu Andriuta) dalle forti convinzioni sulla società moderna e popolato da monache che rispettano le direttive della religione senza porsi mai domande. Ma è anche la storia di un esorcismo, raccontata in un modo totalmente inedito: al posto degli effettacci, ci sono le urla, le catene, la sofferenza. C'è soprattutto l'ambiguità: Alina (Cristina Flutur), giunta dalla Germania per convincere l'amata Voichita (Cosmina Stratan) a lasciare il monastero, viene corrosa nel profondo da una gelosia aggressiva che il prete interpreta come possessione demoniaca, ma che forse non lo è per nulla.

Mungiu non dà risposte. Si limita a riportare i fatti, coadiuvato da un cast all'altezza dell'estremo realismo imposto: le protagoniste, Flutur e Stratan, sono eccezionali e non a caso hanno vinto ex aequo all'ultimo Festival di Cannes. Ma un difetto c'è: Mungiu assottiglia talmente tanto il confine tra finzione e realtà da dimenticarsi che un film necessita di struttura. Risultato, la sceneggiatura (che pure ha vinto a Cannes) spesso gira a vuoto, c'è una continua ripetizione degli stessi meccanismi – Alina ha un attacco, le suore si spaventano, chiamano il prete e rimettono la ragazza sotto controllo. Però il bello è che il regista non giudica mai: non vuole puntare il dito sulle credenze arcaiche della chiesa, quanto esaminare una comunità chiusa e l'effetto che l'isolamento può avere sulla mente. In questo, Oltre le colline ha decisamente successo.

Di Marco Triolo