London Boulevard

London Boulevard - Locandina

Un piccolo criminale londinese, dopo un periodo di reclusione trascorso in prigione, cerca di cambiare vita e trova lavoro come maggiordomo di una ricca, quanto solitaria, attrice. La donna ripaga la fedeltà dell'assistente con soldi, belle auto e sesso... ma il violento passato dell'uomo purtroppo riemerge.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
London Boulevard
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
CAST
DISTRIBUZIONE
01 distribuzione
DURATA
104 min.
USCITA CINEMA
10/06/2011
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2011

Quando si hanno a disposizione Colin Farrell, Keira Knightley e Ray Winstone, e una sceneggiatura scritta da William Monahan, premio Oscar per “The Departed”, quante possibilità ci sono che le cose possano andare storte? Non molte, ci direbbe il buon senso. Eppure, per realizzare un buon piatto non basta avere tutti gli ingredienti, bisogna anche saper cucinare. Fuor di metafora, è quello che è più o meno accaduto con questo “London Boulevard”, opera prima di Monahan anche in veste di regista. Un film che, come spesso accade ultimamente, arriva da noi con un discreto ritardo (in Inghilterra è uscito a novembre) a riempire le poche sale che rimarranno in attività nei mesi estivi. Eppure, in questo caso, il nostro consiglio è quello di inforcare la bici e farsi un bel giro sotto il sole di giugno.

Perché “London Boulevard”, e conviene dirlo senza mezzi termini, è un disastro. Un film così brutto che davvero spinge a chiedersi come sia potuto accadere. La premessa, tutto sommato, è anche interessante: Farrell è Mitchel, un criminale appena rilasciato dal carcere, che sembra non avere la minima intenzione di tornare alla sua vecchia vita. Il suo primo errore, però, è quello di accettare un appartamento “in omaggio” dal suo amico Billy (Ben Chaplin), che lavora come strozzino per un potente boss malavitoso, Rob Gant (Winstone), il quale vorrebbe Mitchel nella sua gang. Ma lui nel frattempo ha accettato di lavorare come guardia del corpo per una reclusa star del cinema, Charlotte (Knightley), ed è indeciso su che strada prendere.

Un po' come Monahan, che alterna toni seriosi e un discreto ricorso alla violenza a parti più grottesche che tentano di strappare qualche sorriso risultando solo patetiche. L'esempio più lampante sono le scene in cui Farrell divide lo schermo con David Thewlis, nei panni del manager di Charlotte: non si capisce davvero cosa questo personaggio significhi nell'economia generale del film, e anche il suo coinvolgimento nella parte finale suona forzato e incoerente. La trama è farraginosa a dir poco: troppe sono le sottotrame imbastite e mai concluse a dovere, su tutte la vicenda di un senza tetto amico di Mitchel e la storia d'amore tra la sorella del protagonista e un medico indiano. Più grave ancora, non si comprendono mai pienamente le motivazioni che stanno dietro alle azioni dei personaggi: nessuno ha un vero arco narrativo, tutti ne escono come delle marionette mosse dal regista per ottenere l'effetto necessario a portare avanti la scena. Ne risulta un film che vive di siparietti slegati tra loro, dove non ci si affeziona mai a nessuno.

La prima mezzora tenta invano di mantenere un ritmo serrato, adottando uno stile fatto di ellissi, di rapidi accostamenti tra linee narrative parallele che, almeno inizialmente, sembra voluto. Ma poi questa spinta si esaurisce e la pellicola si trascina per il resto della sua durata, tra una patinata e fredda storia d'amore – tra Mitchel e Charlotte – e una serie infinita di scenette in cui Gant cerca di convincere Mitchel a lavorare per lui, ma finisce puntualmente preso a pesci in faccia. Alla quarta volta che la cosa si ripete, l'istinto di lasciare la sala è forte. Dispiace vedere sprecato un ottimo cast – che comprende anche Stephen Graham, Ophelia Lovibond e Anna Friel – in un film così pigro e maldestro. La consolazione è che avremo altre occasioni per vederli al lavoro in pellicole migliori.


di Marco Triolo