La fiera della vanita'

La fiera della vanità - Locandina

Becky Sharp, nata in una famiglia povera, grazie alla sua bellezza e al suo fascino riesce a farsi strada nella buona società insieme alla sua amica Amelia.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Vanity fair
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Eagle Pictures
DURATA
110 min.
USCITA CINEMA
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2003
La Festa del Cinema di Roma ci aveva presentato in anteprima lo scorso Ottobre il ritorno in Italia di un'autrice che da sempre è capace di interessare il pubblico internazionale con opere di compassata finezza femminile: anche questo “The Namesake” conferma tale tendenza. Il film esce questo 1 giugno.

Ispirandosi all'omonimo romanzo di Jhumpa Lahiri, Mira Nair torna a confrontarsi con gli argomenti che probabilmente le sono più consoni,e che già aveva abilmente confezionato in “Monsoon Wedding” (id., 2001), commedia agrodolce che le aveva regalato il Leone d'Oro al Festival di Venezia del 2001. La regista di origine indiana racconta nuovamente l'importanza di mantenere viva la sua cultura d'appartenenza, anche quando i tempi che cambiano ed il confronto con diversi ed altrettanto affascinanti modi di vita può far perdere di vista le proprie radici. Tutto questo viene abilmente narrato attraverso la storia di una famiglia indiana che nel 1977 si trasferisce in America, dove prospera in armonia ed arriva tra delusioni e piccole gioie fino ai nostri giorni.

Il tono della pellicola ha un sapore maggiormente malinconico rispetto all'altra commedia sopra citata, e diversamente dall'altra possiede un ritmo interno più malinconico e pacato. Per “The Namesake” ci muoviamo più sui toni della parabola dolceamara, scandita da piccole tragedie familiari compensate da un sentimento di equilibrio e di armonia che si espande per tutte le due ore di durata. Il risultato è forse non eccessivamente coinvolgente, ma decisamente lodevole nell'equilibrio raggiunto. La Nair si dimostra ancora una volta fine conoscitrice della materia che intende trattare, ed in questa occasione la propone al pubblico senza eccessiva retorica, puntando invece su una messa in scena che accentui il più possibile una densità di racconto semplice quanto fluente. Sostenuta da un cast d'attori molto convincenti nei rispettivi ruoli, la regista intesse una tela in apparenza delicata e fragile, costituita in realtà di un tessuto narrativo solido ed alla fine commovente.

The Namesake” è un prodotto riuscito nella sua ricerca coerente di linearità e di semplicità di esposizione. Qua e la forse manca una necessaria dose di forzature drammatiche, eppure si ha sempre la sensazione che il film scivoli comunque via preciso e delicato. Una buona di cinema, certo non indimenticabile, ma che dimostra come anche un lungometraggio fatto si sensazioni soffuse e di sentimenti detti e non urlati possa lo stesso funzionare.