Kiss of the Damned

Kiss of the Damned

Djuna è un'affascinante vampira ritiratasi a vivere in una splendida magione nel Connecticut. Conosce Paulo, uno sceneggiatore che si innamora di lei. Djuna non vorrebbe coinvolgerlo nel suo inevitabile destino, ma poi cede alla passione. L'arrivo della malefica sorella Mimi metterà in pericolo la loro relazione e la vita dell'intera comunità.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Kiss of the Damned
GENERE
1
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DURATA
97 min.
USCITA CINEMA
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2012

Romantici, assetati di sangue, raffinati, volgari, belli, orribili... fino agli ultimi, vegetariani e luccicanti al sole. Per alcuni, la Twilight Saga ha compromesso la lunga e gloriosa carriera dei vampiri in un mare di teen romance e brutti effetti speciali. Xan Cassavetes, figlia di John ed esordiente tardiva (47 anni), non ignora questi recenti sviluppi nel suo Kiss of the Damned, storia d'amore tra una vampira (Joséphine de La Baume) e uno sceneggiatore (Milo Ventimiglia) prontamente trasformato da lei per godere di un amore eterno. Di mezzo ci si mette la di lei sorellina (Roxane Mesquida), che ama mettere zizzania.

La storia d'amore tormentata e il triangolo ci sono: non mancano nemmeno i “vampiri vegetariani” che si nutrono di sangue animale e plasma artificiale per una convivenza pacifica con gli umani (anche se la leader succhiasangue ribadisce “Questo è il nostro mondo, non il loro”). Insomma, ci troviamo di fronte a una versione “autoriale” dei vampiri di Stephenie Meyer.

A mancare è però una capacità di scrittura in grado di fare emergere temi sulla carta anche interessanti come la creazione di una società civile di vampiri, che nasce dalla scelta di non vivere come delle bestie selvagge e rinunciare alla violenza sugli umani. La Cassavetes si limita a esporre di seguito tutti questi temi nel corso di un dibattito a casa della capo-vampira dopo una festa, per poi non trattarli più per tutto il film. La regia, poi, non aiuta: inquadrature piatte e dilettantesche, fotografate in un digitale insipido.

Non convince nemmeno troppo il triangolo: De La Baume e Mesquida sono indubbiamente sensuali, ma la regista non è in grado di far risaltare questo loro tratto. La storia d'amore tra la prima e Ventimiglia vorrebbe trasudare passione eterna ma non riesce ad andare oltre al colpo di fulmine adolescenziale. Meglio a questo punto la tanto vituperata Twilight Saga: almeno è consapevole della propria natura di feuilleton e raggiunge il suo target con efficacia, cosa che non si può dire di questo pasticciaccio pseudo-autoriale e soporifero.

di Marco Triolo