Hates - House at the End of the Street

House at the end of the street - Poster

Una giovane si trasferisce con la madre in una nuova cittÀ e scopre che la casa di fronte alla loro È stata teatro di un doppio omicidio. La situazione si complica quando la ragazza stringe amicizia con il solo sopravvissuto del massacro.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
House at the End of the Street
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Eagle Pictures
DURATA
101 min.
USCITA CINEMA
13/06/2013
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2012
di Mattia Pasquini

Prevedibile? Forse, ma non è certo la critica maggiore che ci sentiamo di fare a questo Hates. Il titolo originale – House at the End of the Street – riporta a più celebri ‘ultime case a sinistra’ nelle quali si mescolavano le suggestioni della lontananza dal centro abitato con quelle dell’impotenza di fronte a normalissimi malintenzionati e si puntava sul terrore sordo di violenze fin troppo quotidiane.

Qui, invece, forti della presenza di una Jennifer Lawrence sempre più lanciata – tra un Hunger Games e l’altro (il prossimo ‘La ragazza di fuoco’ arriverà in sala solo a novembre) e dopo il Premio Oscar come Miglior Attrice non Protagonista per Il lato positivo – e di una spalla esperta e sempre affascinante come Elisabeth Shue, madre di cotanta figlia, si ripara nel più consueto dei serial killer della porta accanto con venature di popolino pettegolo e discriminatorio.

Purtroppo se a tratti sembra di poter godere comunque di un onesto thriller di genere, e per una buona parte dello svolgimento basti la Lawrence a tenere lo schermo, quando il gioco si fa duro la tensione lascia a desiderare. Maniera e modelli comuni la fanno da padrone in un’evoluzione dello sviluppo ben ideata ma non particolarmente avvincente nella realizzazione, e con più di qualche pecca.

Nulla di inguardabile, intendiamoci, ma in molti casi si assiste a situazioni potenzialmente intriganti tirate un po’ via o caricate in cerca dell’effetto facile a discapito dell’intreccio e del ritmo.
Si arriva in fondo con più rammarichi che entusiasmi e l’impressione di aver perso tempo, fatto salvo il piacere di vedere all’opera le due bionde suddette e di aver ritrovato il Max Thieriot, già figlio maggiore di Norma nel televisivo Bates Motel, nei panni del bravo ragazzo maltrattato, qui - sicuramente non favorito dal contesto – impossibilitato a (o incapace di) migliorare la situazione.