Dio esiste e vive a Bruxelles

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"Dio esiste e vive a Bruxelles. Appartamento tre camere con cucina e lavanderia, senza una porta di entrata e di uscita. Si É parlato molto di suo figlio, ma poco di sua figlia... sua figlia sono io". Non É facile essere la figlia di Dio. Ea, undici anni, lo sa bene: suo padre - anzi, suo Padre - É odioso e antipatico e passa le giornate a rendere miserabile l'esistenza degli uomini. E' una situazione che non puÒ andare avanti, ma come risolverla? Dopo l'ennesimo litigio, Ea scende tra gli uomini per scrivere un Nuovo Testamento che ci permetta di cercare la nostra felicitÀ; ma, prima di andarsene, usa il computer del Padre per liberarci dalla piÙ grande delle nostre paure inviando a ciascun essere umano un sms con la data della propria morte.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Le tout nouveau testament
GENERE
NAZIONE
Belgio
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
I Wonder Pictures
DURATA
113 min.
USCITA CINEMA
26/11/2015
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2015
"Credo che Dio abbia un senso dell'umorismo malato" cantavano i Depeche Mode lo scorso secolo, e con loro evidentemente concorda il belga Jaco Van Dormael, almeno a vedere il suo Dio esiste e vive a Bruxelles. Dichiarazione forte, presa direttamente da una delle prime battute del film, che in originale si intitolava 'Le Tout Nouveau Testament'. PiÙ rispondente, come spesso accade, visto che l'intero svolgersi del film segue le vite degli apostoli scelti da un nuovo Messia del tutto particolare. Una bimba di nome Ea, figlia di Dio e scappata di casa con intenti vendicativi nei confronti dell'importante quanto ingombrante padre.

Un personaggio deteriore, e non solo - come sarebbe normale - nella visione della giovane, ma in assoluto. Almeno a giudicarlo dalle sue opere. Generalmente volte a far soffrire la gente, a deriderla inutilmente, e cinicamente. "Un bastardo spregevole", come ce lo presenta la voce narrante di questo (si spera non fastidioso per alcuni) anomalo vangelo apocrifo. Che cambia panorama piÙ volte, dopo un inizio che a molti ricorderÀ Brazil. Nel quale un Dio rancoroso (un BenoÎt Poelvoorde strepitoso), dedito ad alcol e fumo, inchiodato davanti a un computer e annoiato, decide di creare Bruxelles, e di popolarla di giraffe, tigri (del materasso), struzzi e galline (guarda caso, spettatori in un cinema). Le Carnaval des animaux annuncia la creazione dell'uomo, mentre tra riferimenti e inner jokes la fantasia del geniale Van Dormael dÀ sicuramente il meglio di sÉ in queste prime fasi.

Impossibile non segnalare la carrellata su divinitÀ varie, e la loro tendenza ad istigare gli uomini uno contro l'altro nel proprio nome, prima di passare al lungo elenco di proibizioni e regole - argomento che vedremo tornare piÙ volte nel prosieguo - e alla rappresentazione della vita familiare a 'casa di Dio', tra collezioni di figurine, miracoli utili per la dispensa e per una comprensibile idiosincrasia ad avere qualcuno seduto alla propria destra… senza contare le citazioni (ricorrenti) al primogenito, sorta di Spin Doctor ante litteram il cui abbandono del tetto paterno non sembra esser stato del tutto digerito.

Con un inizio del genere, ottime premesse vengono poste. E altrettanto importanti promesse lasciate in sospeso, per le aspettative del pubblico. Che in qualche maniera vengono disattese. PiÙ nella scelta del percorso narrativo da seguire che nelle sue parti. Oggettivamente sarebbe stato difficile tenere lo stesso tono caustico e sferzante (e dissacrante) per un intero film, e l'esito avrebbe comunque rischiato di restare piuttosto statico. In compenso la scelta della nuova 'rivelazione' (delle date di morte di ogni singolo componente dell'umanitÀ) È un geniale punto di partenza per un avvento che mette proprio gli uomini, e le donne, apostoli aggiunti e non, al centro della vicenda.

Le storie di questi pochi umili protagonisti non valgono la verve mostrata fino a qui, ma danno l'occasione per una riflessione complessiva, che non tutti probabilmente condivideranno. Eppure, mentre seguiamo lo scontro del miserabile creatore alle prese con gli effetti della sua cattiveria in una sorta di contrappasso, e i tentativi dell'esilarante Kevin di approfittare della propria - temporanea - immortalitÀ, l'incontro con i vari Aurelie, Jean Claude, Marc (maniaco sessuale), Francois (assassino), Martine (una splendida Catherine Deneuve) e lo splendido Willy (un bambimo malato con il desiderio di cambiare sesso), rende evidente il risultato maggiore di questa piccola grande rivoluzione.

Ovvero il raggiungimento di una consapevolezza e autodeterminazione rese impossibili a volte da una religione spesso castrante, piÙ che ispiratrice. Una tesi (ammesso che lo sia) che viene svolta in maniera coerente, e di certo originale, e che sembra voler mostrare un mondo rovinato da ingerenze 'superiori' (trascendenti, genitoriali, istituzionali che siano), da scardinare per disperazione e/o con ironia. Per esser liberi di amare (chiunque), uccidere (anche se stessi), ma soprattutto essere se stessi, senza paure o obblighi. Un Nuovo Testamento che attende la propria apocalisse in spiaggia, e che tiene in serbo un gran finale molto cinematografico. La ri-creazione È iniziata!

Mattia Pasquini