Ai confini del paradiso

Ai confini del paradiso - Locandina

In concorso al 60^ Festival di Cannes il nuovo film di Fatih Akin il regista tedesco di origine turca che nel 2004 conquistò pubblico e critica con il film "La sposa turca". Le vite di sei personaggi si incrociano attraverso percorsi esistenziali alla ricerca di perdono, redenzione e riconciliazione.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Yasamin kiyisinda
GENERE
NAZIONE
Germania
REGIA
CAST
SITO UFFICIALE
DISTRIBUZIONE
Bim
DURATA
122 min.
USCITA CINEMA
09/11/2007
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2007
A giudicare dall'accoglienza entusiastica ottenuta alla proiezione mattutina per la stampa – doppio applauso, fino ad ora decretato a nessun'altra pellicola in concorso – “The Edge of Heaven” (Auf Der Anderen Seite, 2007) di Fatih Akin può essere considerato uno dei favoriti principali per la Palma d'Oro 2007. Ed a buon diritto, aggiungiamo noi.

La storia intreccia la vita e soprattutto le tragedie personali di un gruppo di persone che si muovono sull'asse Germania/Turchia: il rapporto conflittuale tra un padre assassino ed il figlio professore, la storia d'amore tra una ragazza tedesca ed una rifugiata turca, la difficile coesistenza tra due culture che, pur interagendo tra loro sul territorio teutonico – dove la comunità turca è fortissima e molto attiva – ancora non sembrano trovare un soddisfacente equilibrio sociale e culturale. Il ritmo del film è perfettamente cadenzato sui toni di un melodramma a tratti davvero toccante, in particolar modo nella delineazione psicologica delle varie figure che vengono messe in scena. Akin dimostra una sorprendente lucidità ed estrema sensibilità nel dirigere il lungometraggio con mano molto sicura ma raramente invasiva rispetto alla storia.

Visivamente accurato nella sua linearità, “The Edge of Heaven” è un lavoro sicuramente riuscito, che comunica sensazioni molto forti senza scadere mai nel sentimentalismo da facile operetta; grazie alla partecipazione molto sentita di un gruppo di attori affiatatissimi, tra cui siamo lieti di segnalare il ritorno della grande Hanna Schygulla, questa storia di dolore e di redenzione è sicuramente tra i prodotti più importanti presentati in questa rassegna.

Detto degli indubbi pregi del film, c'è anche da testimoniare che, rispetto al sanguigno e doloroso “La Sposa turca” (Head On, 2005) che vinse a sorpresa Berlino, questo nuovo lavoro di Akin possiede qualcosa in meno. Prima di tutto l'intreccio delle storie – formula che somiglia molto agli intrecci narrativi resi famosi da Alejandro Inarritu e Guillermo Arriaga nei loro lavori – appare in alcuni momenti vagamente forzato, o meglio rende la fluidità della narrazione più “fredda” rispetto al suo esordio; sotto questo punto di vista “La Sposa turca” possedeva una sincerità ed una forza comunicativa molto più emozionale e penetrante.

Molto ben costruito, diretto ed interpretato, “The Edge of Heaven” conferma in pieno la bontà poetica del regista turco – residente da tempo in Germania – Fatih Akin, autore che con soltanto due lungometraggi ed un documentario si presenta già come una delle promesse più interessanti per il futuro. Il suo film presente a Cannes dimostra una maturità stilistica pienamente raggiunta, a cui però sembra essere stata in parte sacrificata la forza espressiva e del tutto viscerale del suo primo lavoro.