2046

2046 - Locandina

Hong Kong 1966. In una piccola stanza d'albergo, Chow Mo Wan tenta di finire la stesura del suo romanzo. Chow, così facendo, ricorda le donne che hanno attraversato la sua esistenza solitaria: appassionate, cerebrali o romantiche, ognuna di loro ha lasciato una traccia indelebile nella sua memoria. Una sola di loro però torna costantemente nei suoi ricordi: Su Li Zien, l'unica che Chow abbia veramente amato. Su Li Zien abitava nella stanza accanto alla sua...la 2046.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
2046
GENERE
NAZIONE
??
REGIA
CAST
DURATA
123 min.
USCITA CINEMA
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2004
Il cinema di Wong Kar Wai è attraversato da un filo sottile, quasi impalpabile, eppure sempre presente. Nel caso di quest'ultimo, vibrante “My Blueberry Nights” – primo film in lingua inglese dell'autore – tale filo si fa più tangibile; la storia inizia infatti dove finiva un altro dei suoi capolavori, “Hong Kong express” (Chung Hing sam lam, 1994): i due protagonisti, divisi dal bancone di un ristorante, discorrono di cose apparentemente futili, ma in realtà si dichiarano amore attraverso i genti, le sensazioni, l'atmosfera che le loro parole e l'ambiente circostante sprigionano.

Come sempre, la bellezza e l'importanza del cinema di Wong Kar Wai non sta nella storia, ma nella messa in scena, che mai come in questo caso si fa evocativa di sensazioni profonde senza essere esteticamente invasiva, come ad esempio era successo con il comunque rilevante “2046” (id., 2004).

Pur mantenendo i intatti i suoi stilemi principali, il regista riesce comunque a dosarli con incredibile equilibrio, arrivando a toccare il cuore dello spettatore con una messa in scena a dir poco straordinaria, che soprattutto nella prima parte ci regala davvero momenti di emozione purissima, con una scena in particolare che già entra di diritto nella storia del cinema più recente. L'immagine è sempre calda, preziosa nel suo essere costantemente orientata verso una ricerca cromatica originale ed espressiva: la ricerca stilistica del grande direttore della fotografia Darius Khondji sotto questo punto di vista contribuisce in maniera decisiva a creare una visione densissima e calda, perfetta espressione della poetica dell'autore di In the Mood for Love” (Fa yeung nin wa, 2000). Dal canto suo poi il regista dirige con amore un gruppo attori tutti in stato di grazia, a partire dall'esordiente Norah Jones, capace di emozionare con un semplice guardo, od un silenzio trattenuto. Accanto a lei, partecipi di una sequenza di storie e dolori di cui la dolce Elizabeth (la Jones appunto) è protagonista, caratteristi di spessore magnetico come Jude Law, David Strathairn, Natalie Portman e soprattutto una Rachel Weisz mai fino ad ora così bella.

Se dobbiamo proprio trovare un difetto a questo lungometraggio suadente, esso va ricercato nella seconda parte della vicenda, quando entra in scena il personaggio di Leslie (Portman): da quel momento la narrazione e conseguentemente la messa in scena perdono un minimo di fascinazione e di presa emotiva sul pubblico, rimanendo comunque su un livello cinematografico di indubbio valore. Il 60° festival di Cannes è stato aperto come meglio difficilmente si sarebbe potuto: il malinconico “My Blueberry Nights” si presenta come una sinfonia quasi perfetta di immagine, suono e movimento. L'eleganza di Wong Kar Wai viene splendidamente rivelata da un film emozionante, preciso nel ritmo, finemente cesellato nella sua confezione. Non ci sorprenderebbe affatto vedere questo emozionante lavoro tra i favoriti per la vittoria finale, e con indiscutibile merito.