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War Horse - La nostra recensione

Il nuovo, altalenante film di Steven Spielberg a tratti commuove. Ma il doppiaggio lo rovina

War Horse - Jeremy Irvine

16.02.2012 - Autore: Marco Triolo
Il rapporto tra Steven Spielberg e la guerra è di lunga data. Già altre volte il regista americano si è occupato della storia del Ventesimo Secolo e delle ripercussioni che i suoi eventi hanno tuttora: dallo sbarco in Normandia di “Salvate il soldato Ryan” ai campi di concentramento di “Schindler's List”, alle serie TV “Band of Brothers” e “The Pacific”, Spielberg ha toccato da più lati il secondo conflitto mondiale. Ma finora non era mai tornato indietro fino al primo.

War Horse Steven Spielberg recensione - Jeremy Irvine e Joey

La Prima Guerra Mondiale non è molto frequentata al cinema. I motivi potrebbero essere molteplici: principalmente, un blockbuster ha bisogno di un cattivo, e i Nazisti sono i cattivi per eccellenza. La Grande Guerra era invece molto più ambigua negli schieramenti e nelle motivazioni, e soprattutto fu decisamente meno spettacolare, dato il ricorso ad armi ancora primitive come baionette e moschetti. Ma, storicamente, non è meno importante: fu in conseguenza di questo tumultuoso periodo che vennero gettate le basi per l'ascesa di Hitler. Finalmente, Spielberg ha deciso di trattare questo conflitto, filtrandolo attraverso la prosa di Michael Morpurgo, autore del romanzo da cui questo “War Horse” è tratto.

Leggete la nostra intervista a Steven Spielberg.

La storia è puro Spielberg: il giovane Albert Narracot (Jeremy Irvine) viene separato dal suo amato puledro Joey, acquistato da un militare (Tom Hiddleston) e portato sul fronte. Entrambi attraverseranno un'odissea nel mezzo di campi di battaglia e trincee, per cercare di ricongiungersi. Spielberg infonde la sua magia al film, una ricetta ormai consolidata in cui si mescolano la grande maestria nel racconto propria dell'autore di “Indiana Jones” con la bellezza della fotografia di Janusz Kaminski e le funzionali – a tratti emozionanti – musiche di John Williams. La prima parte del film è coinvolgente, classica senza scadere nella retorica e puntuale nel descrivere la famiglia contandina di Albert (composta da papà Peter Mullan e mamma Emily Watson) e la nascente amicizia tra Albert e Joey. Il crescendo prosegue nelle prime sequenze ambientate in guerra, con una fantastica carica dell'esercito britannico attraverso un campo di granturco.

War Horse Steven Spielberg recensione - Joey alla carica

Poi il ritmo si spezza lievemente, nel continuo girovagare di Joey da un padrone all'altro, che porta all'introduzione di una serie di personaggi che si vedono troppo poco perché lo spettatore vi si affezioni. Ma il vero problema è un altro, e non dipende da Spielberg: in una mossa incomprensibile, i responsabili del doppiaggio hanno deciso di far parlare tra loro i tedeschi con accento tedesco troppo forzato. Risultato: le scene ambientate tra le fila dell'esercito teutonico sono insostenibili. Il film ha qualche problema di suo, ma i “crucchen” danno il colpo di grazia alla parte centrale.

War Horse” si riscatta con un bel finale commovente, ma infine è un'opera minore per un regista che quest'anno ci ha stupiti con l'ottimo “Le avventure di Tintin”. Oh beh, non tutte le ciambelle riescono col buco.

In uscita il 17 febbraio, “War Horse” è distribuito in Italia da Walt Disney Pictures. Per saperne di più, guardate il trailer.

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