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This Must Be The Place - Un altro sguardo sul film

Il viaggio in America di Paolo Sorrentino tra stereotipi reinterpretati, virtuosismo delle inquadrature e personaggi stralunati alla ricerca di sé

This Must Be the Place - Sean Penn

14.10.2011 - Autore: Alessia Laudati
“Questo deve essere il posto”, potrebbe essere una delle espressioni che un viaggiatore pronuncia con il naso in aria e l’aria contemplativa quando arriva in un luogo sconosciuto del quale ha solamente sentito tanto parlare. L’estraneo in questo caso è il regista Paolo Sorrentino e il luogo, l’America. “This Must Be The Place” è l’ultima opera del regista napoletano che immagina una storia di vendetta e viaggio on the road da New York al New Mexico, di una rockstar goth decaduta. Il look dark, il trucco, una sorta di carrello, poi sarà una valigia, sono gli orpelli inseparabili che Cheyenne (Sean Penn) trascina sempre con sé come amuleti protettori di una fragilità innocente che gli permette di osservare il mondo con ironia e candore tipicamente infantili.

Sean Penn e Frances McDormand in This Must Be the Place

“This Must Be The Place” è un film dove il regista gioca con tutto ciò che più gli piace e che la possibilità di girare un film in America gli ha offerto. Un grande attore da dirigere fino ai limiti della caricatura, nuova materia prima da ritrarre e la musica di David Bryne dentro e fuori dallo schermo. Ma se la narrazione è appesantita da diverse sottotrame solo parzialmente risolte sullo sfondo della tragedia abbozzata dell'Olocausto, la pellicola possiede invece la propria unità quando si abbandona il sicuro corrimano della trama per avventurarsi in una pregevole sintesi visiva di un regista che sa mutare lo stupore in consapevolezza e raccontare in maniera stralunata e personale, un paese grottesco e pluridescritto.

Sean Penn in This Must Be the Place

L’America del viaggio, delle rockstar in pensione, delle highway, delle misure oversize, dei paesaggi sconfinati, dei motel e dei nowhere place sempre uguali a se stessi.
Vecchi stereotipi, nuove esplosive inquadrature sullo schermo. E se può sorgere il dubbio che questa scelta sia dettata da pigrizia e che il presupposto sia banale, alla fine tutto corrisponde piuttosto alla peculiarità stilistica di un regista capace di sintetizzare visivamente e in maniera sempre originale grandi miti e interessanti storie, persino alla sua prima occhiata autoreferenziale da “provinciale” alla scoperta dell’America.

"This Must Be The Place" è distribuito da Medusa.

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