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Prince of Persia - la nostra recensione

Tratto dall'omonimo videogioco, esce oggi il film d'avventura con Jake Gyllenhaal nelle vesti del principe di Persia.

Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo - Jake Gyllenhaal

19.05.2010 - Autore: Adriano Ercolani
Che l'accoppiata produttiva formata dalla Disney e dal “Re Mida” hollywoodiano Jerry Bruckheimer fosse da temere era facilmente prevedibile. Quando poi è stato designato alla regia di questo “Prince of PersiaMike Newell, un regista che pare aver definitivamente perso per strada la sua vena artistica, il dubbio che potesse trattarsi di una produzione a dir poco pericolosa è diventato quasi una certezza. Purtroppo i peggiori timori si sono rivelati veritieri.

Prince of Persia

Basato su uno dei più famosi videogiochi in circolazione, “Prince of Persia” si rivela fin dalle primissime scene come un'operazione commerciale che non ha un centro ben preciso, sia estetico che tanto meno narrativo. Costruita come un videogioco, con una serie di scene che moto sembrano i vari livelli da superare per accedere ad una fase successiva dell'avventura, la sceneggiatura non riesce mai a proporre una situazione originale o dei dialoghi sufficientemente spigliati, capaci di divertire lo spettatore con un tono più leggero che conceda un ritmo maggiormente cadenzato allo sviluppo dell'azione. Anche a livello puramente cinematografico la messa in scena di Newell è totalmente accademica, leccata, incapace di trovare spunti visivi degni di nota. Un altro difetto evidente del film è il montaggio, che più che adrenalinico appare farraginoso nel tentare di tappare espliciti problemi di regia, e questo vale soprattutto per i momenti in cui l'azione deve scatenarsi.

Prince of Persia

Se tutte le mancanze appena citate di “Prince of Persia” sono note dolenti, quella addirittura tragica arriva però dal cast d'attori. Ma cosa ci fa un interprete sensibile come Jake Gyllenhaal come protagonista di un baraccone sgangherato come questo? La risposta va evidentemente trovata nel numero di zeri contenuti nell'assegno che si è messo in tasca per accettare questo ruolo. Ma se tutto sommato alla fine Gyllenhaal risulta anche simpatico in virtù della sua naturale baldanza guascona, a risultare ridicolo è il cast di supporto, composto da una legnosa ed imbambolata Gemma Arterton, dallo spaesato Alfred  Molina e da un Ben Kingsley che ormai sta involontariamente diventando la caricatura del personaggio che si è costruito addosso nel corso di una carriera decennale. 

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