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Fair Game - La nostra recensione

Nei cinema arriva l'unico film americano presentato in Concorso a Cannes 63. Un atto di denuncia riuscito, purtroppo, solo a metà

Fair Game - Naomi Watts e Sean Penn

20.10.2010 - Autore: Andrea D'Addio
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Che la guerra in Afghanistan e in Iraq sia stata l’occasione per il governo americano di farne di tutti i colori, è ormai cosa chiara. A prescindere dal  giudizio di ognuno di noi sull’opportunità o meno dell’intervento, è ormai chiaro che, come sempre è stato e sempre purtroppo sarà, si è utilizzata la scusa della guerra per compiere tante nefandezze. Ci sono stati condannati, lo ha ammesso anche Bush e la sua cricca. E non parliamo solo di torture e speculazioni economiche, ma anche e soprattutto di manipolazioni mediatiche. Non c’erano armi di istruzione di massa in Iraq, non c’era stato nessun acquisto di arsenali in Africa da parte di Saddam Hussein, eppure la notizia fu diffusa come giustificazione per gli attacchi e rinfocolata il più possibile finché non si fu costretti, dalla prova dei fatti, che “ci si era sbagliati”.

Naomi Watts in Fair Game

Fair Game” racconta una delle tante storie, forse la più famosa, che ha provato le tante bugie e dimostrato lo sporco modus operandi della CIA nei confronti di chi non si allinea. Una coppia di americani, Joseph Wilson e Valerie Plame, lui ex diplomatico, lei agente segreto, viene diffamata dalla stampa con bugie e illazioni, quando il primo osa affermare come non ci sono armi di distruzioni di massa in Niger. Di conseguenza, sarebbe anche falso che l’Iraq si sia lì rifornito. La situazione creatasi mette in crisi il loro matrimonio: più importante il benessere e la sicurezza della famiglia o un giusto ideale?

Naomi Watts e Sean Penn nel poster di Fair Game

Il film di Doug Liman, già regista di “The Bourne Identity” e “Mr & Mrs Smith”, purtroppo, racconta quest’interessante vicenda solo nella sua seconda parte. Al contrario, tutta la presentazione dei personaggi, il loro lavoro, le operazioni in cui sono impegnati, i loro capi eccetera eccetera, occupano all’inizio circa sessanta minuti di assoluta inutilità ai fini del significato finale. La staticità non solo narrativa, ma anche visiva (stacchi continui tra i due interlocutori durante dialoghi di lunghezza impressionante) di questa prima porzione di pellicola, agitano purtroppo il ricordo di quei film tratti da testi teatrali che vengono portati direttamente sul grande schermo senza alcuna idea di regia. E’ un peccato. Quando la storia si distende, Liman sa portare a casa il risultato, realizzando un film dai chiari rimandi liberal, come “Tutti gli uomini del presidente” e“JFK.

Naomi Watts in Fair Game

Sean Penn e Naomi Watts servono al film più per cercare di richiamare il pubblico che per l’esigenza di avere grandi attori in scena. “Fair Game” risulta così un film a metà, ambizioso negli obiettivi, ma deficitario nella forma. Se si cerca emozione e allo stesso tempo capire cosa sono in grado di fare CIA e politici per salvaguardare se stessi e i propri interessi, meglio a questo punto vedersi il bellissimo e recente film action Green Zone” di Paul Grengrass.

La pellicola è distribuita sugli schermi dalla Eagle Pictures

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L'incontro con Naomi Watts a Cannes
Movie Style: Sean Penn
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