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Venezia: John Woo ritira il premio alla carriera

Il maestro del cinema action cinese giunge a Venezia per presentare il suo nuovo film e ritirare il Leone d'Oro alla carriera. In conferenza, ci parla del suo ruolo di ponte tra cinema occidentale e orientale.

John Woo a Venezia 67

03.09.2010 - Autore: Marco Triolo, nostro inviato al Festival di Venezia
Il Leone premia la Tigre: dopo quarantadue anni di grande cinema, John Woo riceve un meritatissimo Leone d'Oro alla carriera. “Amo la Cina, e avendo lavorato a Hollywood per sedici anni, ho sentito il bisogno di portare tutto quello che ho imparato in Asia”: esordisce così il regista, alla conferenza stampa di presentazione del premio e del suo nuovo film “Reign of Assassins” (qui la nostra recensione). Il maestro del cinema action orientale dimostra subito una grande umiltà nel parlare del suo lavoro come una serie di occasioni per conoscere cose nuove e migliorarsi: “Molti giovani registi cinesi vogliono apprendere le tecniche di regia hollywoodiane, per questo ho portato la mia conoscenza in Cina. Si trovano tecnici di questo livello anche in Corea: io li ho chiamati per il mio film e li ho messi insieme per imparare qualcosa di nuovo”. Uno scopo lodevole che si unisce all'altro ambizioso obbiettivo di Woo: “Della Cina si conoscono di solito le storie di Kung Fu, che sono solo una piccola parte della bellissima tradizione cinese. Io ho cercato di far passare proprio questo nei miei film”.

Ma essere tornato in Cina non vuol dire per lui aver rinunciato alle grosse produzioni americane: “Vorrei fare da ponte tra oriente e occidente. Per ora mi interessa trattare temi cinesi, ma senza rinunciare a opportunità hollywoodiane. Ad esempio sto per girare 'Flying Tigers' con un cast cino-americano [ne parliamo qui] e più avanti vorrei rifare il classico di Melville 'Frank Costello faccia d'angelo'”. Come detto ieri, Woo mira anche a realizzare un remake del suo classico “The Killer”, che a quanto pare si limiterà a produrre: “Lo dovrei fare con un regista coreano amico della nostra star Woo-sung Jung”.

“Quando Marco Müller mi ha chiamato per dirmi che mi avrebbero dato il premio, non ci credevo, pensavo stesse scherzando. Poi mi sono sentito onorato e molto grato – ricorda Woo, che dedica il premio – a mia moglie, alla mia famiglia e a mia madre, che è stata la prima a portarmi al cinema. Quando le dissi che volevo fare il regista, lei mi spronò ad andare avanti per realizzare il mio sogno”. Con questo premio, John Woo entra definitivamente nella leggenda e in una nuova fase della sua carriera che, lungi dall'essere agli sgoccioli, potrebbe regalarci ancora gradite sorprese, nella forma di film che sempre più colmino il gap estetico e culturale tra i due estremi del mondo. Tra i due, come sempre, il terzo gode. 

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