NOTIZIE

Top Five: nella terra degli zombie

In attesa di "The Walking Dead", rispolveriamoci un po' la memoria con i cinque film di zombie più importanti della storia secondo Film.it

La notte dei morti viventi

01.11.2010 - Autore: Marco Triolo
Cliccate qui per leggere il nostro articolo di anteprima su The Walking Dead

“Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla Terra”. Nel 1968 George Romero realizzò “La notte dei morti viventi”, creando una delle mitologie più affascinanti e longeve nella storia del cinema horror. Certo, c'erano stati precedenti (“L'isola degli zombies” e “Ho camminato con uno zombie”) e antesignani (lo splendido “L'ultimo uomo della terra” tratto da “Io sono leggenda” di Richard Matheson), ma lo zombie moderno, il morto vivente putrefatto e cannibale nasce proprio nel capolavoro di Romero. Da allora lo zombie diventa sinonimo di apocalisse, una fine del mondo angosciante tanto quanto quel nemico imbattibile perché già morto. Lento, ma inesorabile e deciso a nutrirsi della carne dei vivi. Ora, i morti viventi giungono in televisione grazie a “The Walking Dead”, serie tratta da un fumetto di Robert Kirkman e supervisionata da Frank Darabont, che ha anche diretto l'episodio pilota. Con l'occasione, ripercorriamo la storia degli zombie attraverso cinque film che hanno modellato i nostri incubi.

28 giorni dopo

5. “28 giorni dopo”
Ok, tecnicamente non è un film di zombie, visto che all'origine dell'epidemia di Danny Boyle c'è un virus mutante che infetta le persone con una forma estrema di rabbia. Ma in sostanza, “28 giorni dopo” non fa che aggiornare con classe e con un innegabile tocco europeo un genere tipicamente americano. Stavolta i ghouls corrono come dei forsennati, e in ciò alcuni hanno visto una metafora della frenesia di questo inizio secolo. Al di là delle letture che se ne possono fare, rimane un horror coi fiocchi, pieno di suggestioni, ricco di personaggi ben scritti e di sequenze mozzafiato. Come il finale, ambientato in una base militare e zeppo di rimandi a “Il giorno degli zombi”, altro capolavoro di Romero. O come la sequenza d'apertura, in cui uno spaesato Cillian Murphy si risveglia dal coma e attraversa una Londra deserta e surreale. Una scena praticamente identica all'inizio di “The Walking Dead”, anche se Kirkman assicura che si tratti di un caso.

L'alba de morti dementi

4. “L'alba dei morti dementi”
Brutto titolo (in originale è “Shaun of the Dead”) per la prima, geniale incursione di Edgar Wright nel lungometraggio e nella rilettura dei generi fatta in coppia col fidato Simon Pegg. Che qui interpreta Shaun, un commesso che sta cercando di rimettere insieme la propria vita dopo essere stato scaricato dalla sua fidanzata. Peccato che all'improvviso il mondo impazzisca e i morti risorgano dalle tombe! Insieme al suo migliore amico Ed (Nick Frost) dovrà condurre alla salvezza sua madre, la sua ex e gli amici di lei. Wright non gira semplicemente una parodia dei film di Romero: gira una commedia romantica con zombie. Le risate non mancano, questo è certo, ma quando i mostri attaccano, le carni vengono lacerate e i rapporti umani straziati. Poi, naturalmente, c'è un ottimismo di fondo che è assente nelle pellicole più “serie”. Ma l'equilibrio tra orrore e umorismo rimanda al Landis di “Un lupo mannaro americano a Londra”. E scusate se è poco. Ah, Romero ha adorato il film al punto da invitare Wright e Pegg a girare un cameo in “La terra dei morti viventi”.

Zombi 2

3. “Zombi 2”
Come tanti registi anche di talento che lavoravano nell'industria cinematografica italiana, Lucio Fulci si piegò spesso e volentieri a girare degli obbrobri pur di portare a casa il pane. Di tanto in tanto, però, faceva vedere di che pasta era veramente fatto: “Zombi 2” è uno di questi casi. Nato con il preciso intento di lucrare sul di poco antecedente “Zombi” di Romero (vedi sotto), il film è talmente riuscito da essere diventato un culto in tutto il mondo, pure in America, la patria di questo genere di film. Fulci, poi, insieme agli sceneggiatori Elisa Briganti e Dardano Sacchetti, scelse con intelligenza una strada diversa da quella di Romero, ibridando i suoi zombie cannibali con quelli originari nati dal folklore voodoo. Fulci si mette in gioco e gira un paio di sequenze addirittura iconiche: quella dell'occhio di Olga Karlatos trapassato dalla scheggia in primissimo piano, e quella dei morti che camminano all'alba sul ponte di Brooklyn. Testamento finale di un'altra era del nostro cinema, quando anche senza soldi si aveva comunque il coraggio di pensare in grande.

La notte dei morti viventi

2. “La notte dei morti viventi”

Eccoci arrivati al capostipite, il film che diede inizio a tutto. Romero lo girò in tre mesi nel 1967, con un budget di 114.000 dollari e un'inventiva tale da coprire la scarsità di fondi. In questa pellicola, nasce il concetto di un'apocalisse dettata dall'inspiegabile resurrezione dei morti. Solamente qui, Romero accenna anche a una possibile spiegazione: il rientro nell'atmosfera di una sonda inviata su Venere e portatrice di misteriose radiazioni. Ma la cosa non viene mai approfondita ed è lasciata sullo sfondo: ciò che conta è il terrore puro, l'agghiacciante consapevolezza che da un nemico già morto è impossibile salvarsi.La notte dei morti viventi” stabilisce tutte le regole di base: i morti tornati in vita possono essere uccisi solo da un colpo inferto al cervello, con un'arma da fuoco o un oggetto contundente. La loro natura di cadaveri rianimati impedisce loro di muoversi agilmente, ma in gruppo possono essere letali e un morso è sufficiente per trasformare la vittima in uno di loro. Il film di Romero è ancora oggi un pugno nello stomaco e all'epoca gli effetti truculenti devono aver sconvolto anche gli animi più avvezzi all'horror. Romero sceglie anche, coraggiosamente, un protagonista di colore (Duane Jones) e chiude con un finale beffardo in cui solo apparentemente è stato ristabilito l'ordine. La morale, terribile, è che in fondo il vero pericolo siamo noi stessi.

Zombi

1. “Zombi”
E' dura scegliere tra “Zombi” e “Il giorno degli zombi”, due tra i più grandi horror di tutti i tempi. La decisione è caduta sul primo, perché tra i due è il più iconico e quello che maggiormente esprime il pensiero politico e sociale di Romero. Prodotto da Dario Argento – che ha poi messo mano al montaggio creandone una versione europea forse ancora più efficace di quella americana, anche grazie alle splendide musiche dei Goblin – “Dawn of the Dead” è un sequel ideale di “Night”. E' passato qualche mese dacché gli zombie hanno invaso il mondo, e un gruppo di sopravvissuti, guidato da due poliziotti, si barrica in un centro commerciale. Lì, i morti continuano a riversarsi, spinti dal loro istinto a ripetere quello che facevano da vivi. Una lucida ed efficacie, quanto semplice, accusa alla società dei consumi: Romero ci dice che noi eravamo zombie anche prima di risorgere dalle tombe. Per il resto, il regista di Pittsburgh si diverte da matti a girare un fumettone pop pieno di rimandi allo slapstick, salvo poi calare l'ascia quando meno ce lo si aspetta. Particolarmente nauseante è la scena iniziale, quella dell'irruzione della polizia in un palazzo occupato da un gruppo di ribelli che si rifiuta di consegnare i propri morti alle autorità, come impone la legge marziale. Segue una delle sequenze gore più allucinanti del cinema di Romero, un banchetto ripreso nei minimi dettagli. Tanto per avvertirvi che, se non avete lo stomaco di ferro, è meglio che lasciate perdere.