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The Hurt Locker - La nostra recensione

Dopo anni di silenzio, Kathryn Bigelow torna con "The Hurt Locker" un war-movie ambientato nella Baghdad odierna, emozionante e pieno di scene assolutamente coinvolgenti.

The Hurt Locker

04.09.2008 - Autore: Adriano Ercolani
Possiamo finalmente annunciarlo senza più timori: Kathryn Bigelow come la conoscevamo e come l’abbiamo amata è tornata!
Dopo anni di silenzio o di prove a dir poco non riuscite come “Il mistero dell’acqua” (The Weight of Water, 2000) o “K-19” (K-19: the Widowmaker, 2002), la cineasta torna con “The Hurt Locker”, un war-movie ambientato nella Baghdad odierna, emozionante e pieno di scene assolutamente coinvolgenti.

Ormai bisogna lasciare da parte l’autrice adrenalinica e forse estetizzante di cult come “Point Break” (id., 1991) e soprattutto il suo capolavoro, “Strange Days” (id., 1995); la Bigelow con questa sua ultima pellicola dimostra di essere sulla strada precisa di una maturità artistica più compassata ed equilibrata, capace però allo stesso tempo di realizzare cinema di enorme qualità stilistica, molto più misurato nel ritmo narrativo ed in cui emergono con maggiore pienezza le sue abilità di regista: in “The Hurt Locker”, storia di un gruppo di soldati addestrati a disinnescare gli ordigni esplosivi nascosti dentro la città, la regista mette in piedi un film tesissimo dal punto di vista emotivo ed esemplare sotto il profilo estetico, ma non esageratamente tronfio nella messa in scena.
Certo, la Bigelow è comunque abituata a lavorare su strutture narrative non particolarmente originali, ed anche questo lungometraggio ha un paio di punti in cui la retorica delle frasi fatte fa capolino; ma nel complesso la pellicola possiede una sobrietà del tutto efficace, che si equilibra con coerenza ed in almeno due o tre momenti  ci propone grande cinema, sia nella tensione che nella raffinatezza della regia.

Altro grande punto a favore nella riuscita di “The Hurt Locker” è la scelta del cast d’attori: se le due “star” presenti nel cast Ralph Fiennes e Guy Pearce si concedono due brevissimi ruoli che lasciano comunque il segno, i due veri protagonisti sono i meno conosciuti ma efficacissimi Jeremy Renner ed Anthony Mackie, molto affiatai e perfettamente speculari sia nelle diversità fisiche che psicologiche dei loro rispettivi personaggi. Soprattutto Renner, già visto in numerose parti di contorno negli ultimi anni, ci regala una prova d’attore molto complessa e sfaccettata, e libera una  notevole dose di energia emotiva attraverso una performance fisica trattenuta ma vibrante.

Chiamato in concorso per sfruttare probabilmente la scia del “caso” De Palma della scorsa edizione, che col suo duro “Redacted” (id., 2007) aveva conquistato pubblico e giuria, questo nuovo film sulla guerra in Iraq della Bigelow si distanzia sicuramente dal predecessore sia nello stile che nella costruzione narrativa, offrendo al pubblico una visione meno “sporca” ma molto più compiuta a livello puramente cinematografico.