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Non ho sonno

Non ho sonno

Non ho sonno

14.04.2003 - Autore: Adriano Ercolani
Il \"Nano Assassino\", il serial killer che aveva terrorizzato Torino nel 1983 uccidendo tre donne, torna a colpire. Le prime vittime della nuova catena di sangue sono due prostitute, uccise apparentemente senza motivo su di un treno. La polizia si rivolge al vecchio commissario in pensione Ulisse Moretti (Max Von Sydow), il quale in passato aveva risolto il caso del Nano, che risultava essere morto diciassette anni prima. Anche Giacomo (Stefano Dionisi), il figlio di una delle vecchie vittime che ha visto barbaramente trucidare la madre, torna in città per fare i conti con i fantasmi del proprio passato e per cercare di vendicare lorrendo delitto. Il giovane viene accolto in casa dal suo vecchio amico Lorenzo (Luca Zibetti), giovane rampollo di una famiglia benestante che subisce il padre possessivo (Gabriele Lavia). Intanto gli omicidi si susseguono secondo un rituale sconosciuto, anche se sembrano avere a che fare con una vecchia filastrocca per bambini. Giacomo e Moretti si alleano per ricercare il nano omicida, aiutati anche da Gloria (Chiara Caselli), vecchia fiamma del giovane. Al culmine della vicenda, dopo che molte ragazze innocenti sono state orrendamente trucidate, i protagonisti arriveranno alla resa dei conti con lo psicopatico.   Commento Speravamo sinceramente che questo fosse il film del riscatto per Dario Argento, che ultimamente non ci aveva proposto pellicole degne delle opere girate negli anni 70 ed in parte negli 80. Le premesse cerano tutte: soprattutto cintrigava il ritorno al thriller sanguinolento dei primi tempi, e la presenza nel cast del grande Max Von Sydow. Purtroppo invece siamo stati testimoni di un altro passo falso dellautore. Molti ed evidenti sono i difetti di Non ho sonno: prima di tutto proprio la regia, che non ha mordente né ritmo, e soprattutto non rende paurose le scene che dovrebbero esserlo; Argento sceglie di tornare ad uno stile più grezzo e ad effetto, al posto della suadenza che aveva caratterizzato le sue ultime opere: il problema è che, appunto, non riesce ad infondere tensione e pathos ai momenti forti; in questo non è neppure aiutato dalla scialba fotografia di Ronnie Taylor, o dalle ripetitive musiche dei Goblin. In secondo luogo gli attori, tutti spaesati e decisamente sotto tono: salviamo soltanto il grande caratterista scandinavo (al quale peraltro tocca di nuovo morire di crepacuore di fronte allacerrimo nemico di un tempo) e Lavia (al quale tocca sempre morire nel pre-finale, in sostituzione del vero colpevole). Terzo errore di Argento è stato quello di aver scritto, insieme al fidato Franco Ferrini, una sceneggiatura ad incastri dove chi è lassassino lo si capisce dopo venti minuti di film. Insomma, questa che in realtà vuole proporsi come una sorta di remake aggiornato del bellissimo Profondo Rosso (1975), risulta invece essere unopera piuttosto anonima, come se anche il suo creatore non fosse poi così convinto del progetto.     In sintesi Anche il ritorno allantico si rivela per Argento un buco nellacqua.   Giudizio Non convince affatto      
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