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Ridley Scott: specialista dell'action

Intervista al papà cinematografico di "Blade Runner". Un regista sempre più prolifico e versatile che arriva sugli schermi con un nuovo thriller mozzafiato, "Nessuna verità".

Ridley Scott Nessuna verità

20.11.2008 - Autore: Pierpaolo Festa
Nella fantascienza ha realizzato “Alien” e trasformato in pellicola “Blade Runner”. È stato lui l’uomo che ha fatto tuffare “Thelma e Louise” dal Grand Canyon e anche quello che ha ufficialmente riaperto il Colosseo per i giochi mortali de “Il Gladiatore”. A 70 anni Ridley Scott percorre ancora a tutta velocità il suo percorso cinematografico, senza mai togliere piede dal pedale dell’action. Abbiamo parlato con Sir Ridley del suo nuovo film, “Nessuna verità”.

Signor Scott, questa volta mette in scena la vita di un agente segreto della CIA. Nella sua carriera lei ha mostrato grande versatilità: come mai questa tematica adesso?
Ci sono già molte pellicole che parlano di agenti segreti, per me quella che meglio rappresenta la figura della spia è "Ipcress" con Michael Caine. In quel film c’è una buona dose di realtà. Penso di aver fatto lo stesso lavoro con "Nessuna Verità", semplicemente perché è tratto dal libro di David Ignatius, un giornalista del Washington Post che da 20anni vive in Medioriente. Lui parla cinque lingue e conosce il territorio, le loro abitudini e le loro tradizioni. Tutto questo gli permette di raccontare quello che si avvicina il più possibile alla verità.
 
Parliamo del personaggio di Hoffman, interpretato da Russell Crowe. Un padre di famiglia che non esita a sganciare bombe e ad ordinare esecuzioni… il tutto attraverso il telefonino!!…
Hoffman è la rappresentazione degli occidentali che si ritengono superiori agli abitanti del Medioriente. Questa è la strada sbagliata da percorrere. Questi sono gli errori che continuano a commettere la CIA e gli USA. Penso, invece, che Ferris (Leonardo DiCaprio) sia il progresso. Perché lui conosce la cultura araba e soprattutto la rispetta. Se uno non conosce quello di cui tratta e non la rispetta, come fa a risolvere i problemi? Per me, quindi, è Ferris la vera figura del diplomatico.

Parliamo ancora di guerra gestita attraverso i telefoni. Come mai ha voluto focalizzarsi su questo aspetto?

Certamente riguarda il fatto che i telefonini hanno invaso la nostra epoca. Questo, nel film, potete anche vederlo col personaggio di Leonardo DiCaprio. Ad un certo punto, nel bel mezzo di una missione, riceve una chiamata dall’avvocato divorzista che gli comunica da Washington la situazione della causa con la ex moglie. In realtà, è così che può succedere. Oggigiorno abbiamo accesso immediato a tutto e ad ogni informazione. Il mondo è cambiato.

Avete girato questo film in Giordania. Quanto è importante per lei lavorare con gli attori direttamente sulle location?
I luoghi sono importanti tanto quanto gli attori. Bisogna filmare un luogo che riesca immediatamente a colpire l’attore per farlo entrare davvero nel personaggio. È come se l’attore diventasse subito parte di quel mondo.

Può parlarci della scena della tortura che vediamo nel film?
Senza rovinare nulla agli spettatori, posso dirvi che grazie all’esperienza che ho nel cinema, so bene quando fermarmi. Quando devi fermarti in una scena in cui un alieno esce dallo stomaco di un tizio? All’epoca i produttori mi dissero: “Ma è orribile!!”…e  io risposi: “Ma io sono pagato per renderlo orribile!”. “Alien” era un horror. Questa volta la scena della tortura è stata un po’ complicata: si tratta di eventi reali che vediamo continuamente in Tv. Non ho voluto fare alcuna ricerca… non deve assolutamente esserci alcun intrattenimento nel guardare quella scena… deve essere orribile!

Leggete la nostra anteprima su "Nessuna verità"